Vincenza Pellegrino è professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Parma dove insegna Politiche Sociali e Sociologia della Globalizzazione.
Emancipatory Social Science
L’espressione emancipatory social science, divenuta nota nel dibattito internazionale agli inizi dello scorso decennio, fa riferimento a una vasta impresa intellettuale che, nelle intenzioni del suo ideatore, il sociologo americano Erik Olin Wright, si propone di generare una conoscenza scientifica che possa essere rilevante per il progetto collettivo di sfida alle diverse forme di oppressione che gravano sugli individui e sulla società. Si tratta di una conoscenza sistematica che mira a incidere concretamente sull’eliminazione delle forme di oppressione che affliggono le istituzioni e le relazioni sociali e che condizionano irreparabilmente ogni aspirazione a perseguire un’esistenza appagante. Il concetto di emancipazione a cui si richiama – inizialmente radicato nella storia della lotta contro la schiavitù, ma poi adottato dal pensiero progressista nel corso del XX secolo – suggerisce un obiettivo ambizioso, ma assolutamente cruciale, che accanto all’eliminazione delle varie forme di oppressione, ritiene essenziale perseguire concretamente ideali di uguaglianza e di giustizia sociale.
Una emancipatory social science propriamente intesa, secondo il sociologo statunitense, deve confrontarsi con alcuni compiti cruciali che, muovendo innanzitutto dall’elaborazione di una diagnosi sistematica e di un’analisi critica del modo in cui funzionano le istituzioni e le strutture sociali, si propone di formulare teorie coerenti e credibili sulle alternative possibili volte a eliminare o, quanto meno, mitigare le ingiustizie e i danni individuati nella fase precedente, di pervenire all’elaborazione di strategie di trasformazione sociale.