Umberto Galimberti, La disposizione dell’amicizia e la possessione dell’amore

Platone ha inventato un grande rimedio per la follia: la ragione! In questo breve, denso e illuminante saggio, Umberto Galimberti muove dai Greci per giungere fino a noi e alla relazione che ci costituisce. Il Simposio, il più bel testo che mai sia stato scritto sull’amore, ci guida ancora a scoprire la mediazione che l’amore realizza tra la follia e la ragione. È attraverso l’amore che entriamo in contatto con la nostra follia: ci innamoriamo, infatti, proprio di chi è riuscito a intercettarla e a presentarla a noi stessi. A differenza dell’amicizia, l’amore crea una situazione di possessione, che non siamo capaci di governare e in cui a parlare è il corpo, non più il linguaggio della ragione.

Qui mi occuperò principalmente dell’amore, ma prima vorrei dire qualcosa anche sull’amicizia.

Per distinguere questi due scenari, quello dell’amicizia e quello dell’amore, dobbiamo partire da un concetto fondamentale, ossia dalla comprensione di noi stessi: dobbiamo prendere in considerazione il fatto che siamo sì animali ragionevoli, cioè ci basiamo sull’impianto razionale, ma ciascuno di noi è anche folle. L’amicizia si colloca, tutto sommato, sul piano razionale e perciò è una disposizione della mente, mentre l’amore, proprio perché è connesso con la dimensione folle di ciascuno di noi – in cui non abbiamo nessun potere – esercita potere su di noi. Quando dico “folle”, occorre che spieghi cosa intendo. Il senso è che noi non siamo granché consapevoli della nostra follia, anche se sarebbe sufficiente che prendessimo in considerazione le nostre notti – quando sogniamo – quando cioè si apre il teatro della follia: la coscienza si spegne, la nostra vigilanza si attenua fino a spegnersi e incomincia lo scenario onirico

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