La misteriosa natura del bello, a cui faceva riferimento Simone Weil, non è puramente estetica, cioè riconducibile a questioni di gusto. Essa è piuttosto ontologica ed etica, strettamente unita com’è al vero, al giusto e al bene. È questo il senso della bellezza che si ritrova nei testi classici della grecità, da Omero a Saffo ai tragici. Umberto Curi vi si sofferma ampiamente in questo suo saggio, che ha al centro l’analisi del rapporto tra bellezza e tempo. Se il punto di partenza è costituito dalle considerazioni della Weil, quello di approdo è rappresentato dalla discussione sulla “cara patria” plotiniana, una patria che in realtà per l’uomo è irraggiungibile. Ad essa tendiamo incessantemente, senza poterla mai raggiungere, proprio perché questo percorso accidentato e discontinuo alla ricerca della bellezza è caratteristico della condizione umana.
Il tempo della bellezza
Quello di bellezza è uno dei termini largamente usati, da ciascuno di noi, per indicare il volto di una persona, la bellezza di un tramonto, la qualità di un’opera d’arte o anche semplicemente il sorriso di un bambino. Quello di bellezza è un termine, quindi un concetto, largamente diffuso e condiviso in maniera apparentemente non problematica. Lo sforzo consiste in questo caso nel tentare di individuare alcuni parametri oggettivi, per alcuni aspetti costitutivi di ciò che viene descritto come bello, per uscire da una prospettiva vagamente soggettivistica, o addirittura solipsistica di gusto.
D’altra parte, nonostante l’apparente semplicità di questo concetto, se qualcuno ci chiede di definire in che cosa consista la bellezza, ci troveremmo probabilmente in forte difficoltà. Questa situazione credo che possa richiamare alla memoria sant’Agostino, quando nelle Confessioni si domanda che cosa sia il tempo, e subito sottolinea: “Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so”. Io credo che una condizione analoga emerga anche a proposito del concetto di bellezza: se nessuno ci chiede di definirla, non abbiamo problemi ad adoperare il concetto, il sostantivo o l’aggettivo in molti contesti diversi, però la definizione, cioè il tentativo di capire quale è l’essenza della bellezza, sembra sfuggirci.