Lo spirituale e lo storico sono diversi e coglierne il nesso non vuol dire confonderli. Lo spirituale conserva rispetto allo storico un residuo di trascendenza e di ulteriorità, lo storico ha i tratti dell’imprevedibilità, della novità, della durezza. L’intreccio è però fondamentale e in tale intreccio è decisiva la dimensione etica, cioè quella tensione tra i due poli, che permette di superare ogni forma di indifferenza.
Un contributo esemplare per la comprensione del nesso che, nell’etica, intercorre tra lo spirituale e lo storico è offerto dal pensiero – come pure dalle vicende biografiche – di Romano Guardini e di Emmanuel Mounier. Una connessione profonda che è cifra sintetica delle parole che Guardini e Mounier rivolgono alla nostra attenzione: essere e diventare persona, persona e comunità, interiorità ed esteriorità, silenzio e parola, libertà e responsabilità, potere e responsabilità, cristianesimo e modernità.
Per una fenomenologia dell’esperienza morale
La questione dell’etica si impone oggi come una questione urgente. E questo proprio perché aleggia il timore che nel futuro prossimo potrebbe non esserci più qualcosa come un’etica, o addirittura potrebbe non esserci più neanche un futuro. Hanno ancora senso la speranza di una congiunzione possibile tra bene e felicità, il desiderio di un mondo migliore fondato sul riscatto o sulla emancipazione dell’umanità tutta, una progettualità capace di mettere insieme libertà personale e libertà comune? Difficile oggi rispondere a queste domande, quando il futuro non sembra più garantito, quando soprattutto il futuro sembra sfuggire a ciò che per tanto tempo si è detto intorno a norme, valori, relazioni, vincoli, responsabilità.
Tuttavia, se per un verso questa situazione è fonte di preoccupazione, per un altro verso l’inquietudine da essa generata può conferire al pensiero la necessaria lucidità per tornare a interrogarsi in modo radicale sul senso e la possibilità dell’etica.
Non c’e dubbio, infatti, che i tempi di grande travaglio sono anche i più fecondi per l’etica: sono tempi in cui si impone la necessità di una riflessione sull’agire morale, su ciò che lo caratterizza e su ciò che lo rende possibile.
Così è nel tempo che viviamo. Si avverte in maniera diffusa l’esigenza di ripensare il vocabolario dell’etica. Le parole e i nomi hanno bisogno di ritrovare il loro rapporto con l’esistenza, di essere compresi e definiti a partire dall’esistenza e nell’ascolto della sua ineliminabile drammaticità.
Sempre meno l’etica si configura come un sistema astratto e sempre più è chiamata a dare ragione di sé. Non principi definiti a priori da cui dedurre la vita nella sua concretezza, norme da applicare in una più o meno articolata contemplazione di casi specifici, ma valori e criteri da rintracciare dentro l’esistenza, nel mobile divenire della storia comune.