Søren Kierkegaard (Copenaghen, 1813-1855) è stato uno dei più influenti filosofi del XX secolo, e il suo pensiero, considerato il punto d’avvio per la filosofia dell’esistenza, ha profondamente inciso sul successivo sviluppo della riflessione filosofica, teologica e metafisica. Tra le opere principali si ricordano: Timore e tremore (1843), Briciole di filosofia(1844), Il concetto dell’angoscia (1844), Postilla non scientifica (1846), La malattia mortale (1849), Esercizio di cristianesimo (1850).
Alla figura di Kierkegaard Orthotes dedica la collana Studi kierkegaardiani.
In una nazione piccola anche i rapporti diventano piccoli a tutti i livelli. Cosi nel campo letterario; il compenso e tutto ciò che lo riguarda non sarà che insignificante; fare lo scrittore quando uno non sia poeta e per giunta drammatico oppure non scriva testi scolastici od in qualche modo non faccia lo scrittore per mestiere — è pressapoco la posizione meno assicurata ed in un certo senso la più ingrata. Se ora c’è un Singolo, dotato di forze per fare lo scrittore, se egli è tanto fortunato d’avere qualche risorsa, allora egli diventa scrittore quasi a proprie spese. Questo è senz’altro ovvio e non c’è nulla da dire; così il Singolo nella sua attività amerà la sua idea, il popolo a cui appartiene, la causa che difende, la lingua che usa. Accadrà anche cosi, dove c’è un accordo fra il Singolo e il popolo, il quale a sua volta, presentandosi il caso, sarà un po’ discreto con questo Singolo.
Se a me è capitato in qualche modo esattamente l’opposto, se da qualcuno o da alcuni sono stato trattato senza discrezione: questo in fondo non riguarda me, ma loro e diventa affare loro. Ciò che invece mi riguarda e ciò che mi fa piacere che mi riguardi, è che devo ringraziare per il favore e la benevolenza, la comprensione e l’apprezzamento che mi sono stati mostrati.