Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (1775-1854) fu uno dei protagonisti della filosofia classica tedesca. Iniziò ancor giovane a insegnare a Jena, vivente ancora Kant, grazie ai buoni auspici di Fichte e Goethe, e concluse a Berlino occupando la cattedra che era stata di Hegel. Dopo la natura, fu il tema della libertà a fargli avviare una riflessione autocritica sul sistema idealistico.
L’empirismo filosofico
L’esperienza, grazie alla quale è data la conoscenza suprema, può già di per sé essere soltanto un’esperienza filosofica o tale che sia il risultato di sforzi filosofici, e se tra i sistemi filosofici a partire da Cartesio, all’infuori della vecchia metafisica, che non raggiungeva il suo scopo perché si interessava troppo poco approfonditamente dell’esperienza, operava troppo con concetti meramente generali, gli altri, in particolare quello di Spinoza, finivano per basarsi propriamente su un qualche fatto che consideravano falsamente come vero e supremo, allora possiamo dire che tutti questi sistemi sono serviti, direttamente o indirettamente, soltanto alla fondazione o alla scoperta dell’autentico fatto della cui spiegazione si ha da fare in filosofia e che, una volta trovato, non lascia più alcun dubbio circa il principio stesso. Pertanto i primi sforzi in filosofia (a partire da Cartesio) si possono tutti paragonare all’esperimento nella scienza naturale. Indubbiamente nulla sembra più facile dell’identificare il fatto che la filosofia deve spiegare. Soltanto, pensate a quale fatica e a quanto lavoro occorra, nella stessa scienza naturale, anche solo per arrivare al vero fatto in fenomeni estremamente particolari. Forse si dirà: la filosofia deve spiegare il fatto del mondo. Ma ora, in questo mondo, qual è l’autentico fatto? Il vero fatto è sempre qualcosa di interiore. Per esempio, il fatto di una battaglia vinta non è dato dai singoli attacchi, dai colpi di cannone e così via, o da ciò che della cosa in genere può essere percepito solo esteriormente. Il vero e autentico fatto è solo nello spirito del generale. Il fatto bruto, semplicemente esteriore, di un libro è che qui vi sono lettere e parole l’una accanto all’altra e l’una dopo l’altra; ma ciò che in questo libro è il vero fatto, lo sa solo chi lo capisca. Considerata solo esteriormente, un’opera piena di spirito e profondità di pensiero non si distingue da un’opera superficiale o totalmente priva di senso e di pensiero. Chi dunque si ferma semplicemente all’esteriorità non sa assolutamente nulla di quello che è l’autentico fatto in un libro pieno di spirito. Da questo esempio risulta che in tutte le ricerche possibili la scoperta del puro, del vero fatto è la cosa primaria e più importante, ma anche in pari tempo la più difficile. La causa per la quale, in particolare nelle singole cose della natura, così tanto ci sembra del tutto misterioso è che non siamo ancora arrivati, non siamo giunti a sapere quale sia l’autentico fatto. Se ora, però, la scoperta del fatto nella natura spetta al naturalista, nella storia allo storico, il grande fatto del mondo tocca unicamente alla filosofia, la quale anzi ha ricevuto anche per questa ragione il nome di saggezza mondana, nome che tuttavia si addice solo a un aspetto di essa, giacché la filosofia ha un contenuto ancora più grande del mondo.
