Rocco Ronchi

Rocco Ronchi insegna Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di L’Aquila. È docente di filosofia presso l’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicanalisi Applicata) di Milano. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Come fare. Per una resistenza filosofica (Milano 2012); Gilles Deleuze. Credere nel reale(Milano 2015); Zombie Outbreak. La filosofia e i morti viventi (L’Aquila 2015); Il canone minore. Verso una filosofia della natura (Milano 2017). Scrive per le pagine culturali de «Il Manifesto» e collabora con Rai Radio 3.

Perché Brecht?

Perché Brecht? Perché tramite il suo “metodo” ad essere in questione è la filosofia. Non sono dunque ragioni d’ordine estetico quelle che mi portano a frequentare il testo brechtiano, tantomeno teatrologiche, per le quali non ho le competenze necessarie. Sono ragioni filosofiche. Brecht, per me, è il nome di un problema che concerne il presente e il futuro prossimo di quella pratica discorsiva nella quale sono preso e che, quali che siano i suoi mediocri esiti mondani, costituisce il senso della mia esistenza. La parola “senso” va però immediatamente deauraticizzata, proprio come voleva il materialista Brecht, questo ostinato nemico dell’enfasi, nella quale sentiva sempre puzza di fascismo. Senso vuole dire soltanto direzione, una direzione che, ad un certo punto, diventa irreversibile e si confonde con l’inerzia naturale di una vita.

Per me riflettere su Brecht, o meglio, a partire da Brecht, significa interrogarmi, a mezzanotte, quando non c’è più altro da chiedere, sulla postura del filosofo, sul come fare quello che si sta facendo in quanto filosofo, sul come farlo ancora, su come continuare a farlo oggi, nonostante tutto. Qual è insomma il gesto filosofico? Brecht presentando il suo metodo parlava di “nuova tecnica dell’arte drammatica”. “Drammatico”, in questo testo del 1940, non indicava quella forma “drammatica” del teatro alla quale Brecht, come è noto, contrapponeva il proprio teatro “epico”. Con tale espressione Brecht intendeva “il metodo che venne usato in alcuni teatri per «straniare» lo spettatore rispetto ai fatti rappresentati”. Ebbene, tramite Brecht, il filosofo può fare chiarezza sul come della sua pratica, sulla tecnica dell’arte filosofica.

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