Roberto Morani è professore associato di Storia della filosofia presso l’Università di Firenze. Ha pubblicato i volumi: Soggetto e modernità. Hegel, Nietzsche, Heidegger interpreti di Cartesio (2007); Essere, fondamento, abisso. Heidegger e la questione del nulla (2010); La dialettica e i suoi riformatori. Spaventa, Croce, Gentile a confronto con Hegel (2015); Rileggere Hegel. Tempo, soggetto, negatività, dialettica (2019). Suoi saggi su Cartesio, Hegel, Nietzsche, Bertrando Spaventa, Croce, Gentile sono apparsi in varie riviste e miscellanee.
Il tempo nel sistema hegeliano si configura come un concetto complesso e articolato che assume un diverso significato a seconda degli ambiti, natura o spirito, in cui compare. Poiché il tempo è una determinazione che, nell’esposizione sistematica dell’Enciclopedia, attraversa interamente sia la Naturphilosophie sia la Geistesphilosophie, e poiché ogni grado della natura e ogni grado dello spirito possiedono una forma di temporalità specifica, non è possibile rinvenire nella filosofia hegeliana una definizione univoca del tempo: non esiste il tempo, e non esistono nemmeno il tempo naturale o il tempo dello spirito. Questo carattere plurivoco impone preliminarmente di svolgere una indagine sulle diverse figure del tempo, della natura e dello spirito.
Nell’ambito della natura, il tempo compare con qualità distinte nella sfera della natura inorganica e in quella della natura organica. Il tempo della natura inorganica – trattato all’inizio della Naturphilosophie – si presenta dapprima, unito allo spazio, come la forma della materia e del movimento (Enz., §§257-259), si manifesta quindi come «tempo materializzato» del fuoco (Enz., §283), e come «temporalità materiale» del suono (Enz., §300).
Con la comparsa del vivente, in particolare dell’organismo animale, il tempo della natura si trasforma qualitativamente divenendo «tempo per sé» (Enz., §344Z). A differenza del «tempo del sistema» (Enz., §344Z), il movimento dei corpi celesti governato dalla necessità delle leggi del sistema solare, l’animale è un «tempo libero» (Enz., §351), gode di libero movimento, determina arbitrariamente il proprio luogo grazie alla capacità di sottrarsi alla gravità. L’affrancamento dalla forza d’attrazione terrestre consente all’animale di divenire quel «tempo vivente» [lebendige Zeit] (JSE I, 209), che non si configura più, come accadeva nella natura inorganica e nell’organismo vegetale, come un mero predicato esteriore al soggetto.