Qual è il significato attuale dell’eredità hegeliana? A questa domanda tenta di rispondere Rileggere Hegel, proponendo al lettore un percorso di approfondimento nel pensiero e nelle opere del filosofo tedesco che va al di là del canone ermeneutico dominante. Collocati fuori dagli schemi storiografici consueti (razionalismo metafisico, ottimismo ontologico, giustificazione dell’esistenza, conservatorismo politico ecc.), i concetti fondamentali della filosofia hegeliana – il tempo, il soggetto, la negatività, la dialettica – vengono sottoposti, nei dodici saggi che compongono il volume, a un’intensa attività di “rilettura” che conduce a un risultato per certi aspetti sorprendente: il pensiero di Hegel, lungi dal mostrarsi avulso dai nodi del presente, appare come un dispositivo teorico ancora capace, nonostante la distanza temporale, di gettare luce sulle oscurità del nostro tempo e sulle contraddizioni della nostra esistenza storica.
Il tempo in Hegel
Sulla valutazione della teoria hegeliana del tempo ha pesato molto il giudizio espresso da Heidegger nel §82 di Essere e tempo, secondo cui essa costituisce «la più radicale e la meno studiata elaborazione concettuale della comprensione ordinaria del tempo», si staglia cioè come la configurazione più estrema della concezione volgare della temporalità che ha dominato la tradizione del pensiero occidentale da Aristotele in avanti. E ciò, secondo Heidegger, si ricava anzitutto dalla collocazione sistematica della dottrina hegeliana, dal fatto che, nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, il tempo, insieme allo spazio, al luogo, al movimento, viene trattato nella prima sezione della Naturphilosophie e dunque, sulla scia di Aristotele, nel contesto di una «ontologia della natura».
Heidegger ritiene che la teoria hegeliana ricada nella comprensione ordinaria del tempo anche in virtù della funzione privilegiata riconosciuta alla dimensione dello Jetzt, dell’ora, del presente puntuale: un tempo così concepito, infatti, non solo si riduce a una successione lineare e irreversibile di istanti completamente uniformati e formalizzati, ma finisce anche per lasciare fatalmente irrisolto e non chiarito il problema della sua origine. Il primato assegnato alla Gegenwart rispetto alle altre dimensioni del tempo (passato e futuro) e le conseguenze livellanti che ne derivano confermano che Hegel rientra a pieno titolo nella tradizione ontologica e ne condivide la comprensione dell’essere come semplice-presenza (Vorhandenheit).
Sembrerebbe un ottimo studio.