Gilles Deleuze, Due regimi di folli e altri scritti (1975-1995)

Questo libro raccoglie gli scritti brevi di Gilles Deleuze dal 1975 al 1995, completando l’operazione avviata con L’isola deserta (scritti dal 1953 al 1974). È uno strumento prezioso perché permette di vedere la molteplicità dei piani su cui Deleuze lavora e interviene. Alcuni testi sono commenti a margine, una prefigurazione dei libri pubblicati in quel periodo, altri gli consentono di ripensare la propria opera attraverso le prefazioni alle varie edizioni straniere. Ma forse l’aspetto più interessante nasce dall’intersezione con l’attualità, dove il ritmo viene scandito dagli eventi politici: il terrorismo, la corsa agli armamenti, la guerra del Golfo, il conflitto israeliano-palestinese. Infine, si possono leggere i suoi interventi nel contesto del vivacissimo dibattito intellettuale di quegli anni: il tagliente giudizio sui nouveaux philosophes, il costante colloquio con Foucault, la feroce critica della psicoanalisi…

Oggi non domandiamo quale sia la natura del potere, ma piuttosto, come Foucault, in che modo esso si eserciti, in quale luogo si formi e perché ce ne sia ovunque.

Cominciamo con un piccolo esempio. Il marionettista ha un certo potere, quello di agire sulle marionette, ed è un potere che si esercita sui bambini. A questo proposito Kleist ha scritto un testo mirabile. Si potrebbe dire che vi siano tre linee. Il marionettista non agisce secondo movimenti che rappresenterebbero già le figure da ottenere. Fa muovere la sua marionetta secondo una linea verticale su cui si sposta il centro di gravità o, più esattamente, di leggerezza della marionetta. È una linea perfettamente astratta, non figurativa, non più simbolica che figurativa. È mutante, perché comporta tante singolarità quante sono le posizioni di arresto, che tuttavia non tagliano la linea. Non vi sono mai né rapporto binario né relazioni biunivoche tra questa linea verticale astratta, ma tanto più reale, e i movimenti concreti della marionetta.

In secondo luogo, vi sono movimenti di un tipo molto diverso: curvi, sensibili, rappresentativi, un braccio che si arrotonda, una testa che si china. Questa linea non è più contraddistinta da singolarità, bensì da segmenti molto flessibili – un gesto, poi un altro gesto. Infine, una terza linea, dalla segmentarità molto più dura, che corrisponde ai momenti della storia rappresentati dal gioco delle marionette. I rapporti binari e le relazioni biunivoche di cui ci parlano gli strutturalisti si formano forse nelle due linee segmentarizzabili e tra di esse. Ma il potere del marionettista si costituisce invece nel punto di conversione tra la linea astratta non figurativa, da una parte, e le due linee di segmentarità, dall’altra.

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