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Descrizione | anno: 2021 |
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16,00 €
La domanda che Georges Didi-Huberman pone all’inizio di Sentire il grisou è vertiginosa: come veder venire la catastrofe? Come percepire il livello di grisou nell’aria, questo gas inodore e incolore altamente infiammabile che saturando i pozzi minerari rischia di provocare un’esplosione? Era uso corrente, presso i minatori di un tempo, discendere nel ventre della terra con un pulcino in gabbia: brutto segno quando le ali iniziavano a fremere… Secondo Didi-Huberman le immagini hanno la stessa funzione, al contempo divinatoria e alare: se iniziano a fremere, ad agitarsi, a smarcarsi dalla quieta “normalità” che le rende quasi invisibili (e di conseguenza illeggibili e inconoscibili), qualcosa sta per spiccare il volo. Può trattarsi di una lotta comune, come mostrano le pagine dedicate all’occupazione spagnola della miniera di Santa Cruz del Sil, che la cantaora Rocío Márquez trasporrà in canto e Carlos Caracas in immagini “militanti”, oppure di uno scenario “deprimente”: quello a cui assistette Pier Paolo Pasolini di fronte alle immagini del cinegiornale Mondo libero dopo aver firmato il contratto per ricavarne un film. Eppure, attraverso un’operazione di montaggio in cui “rime di voci” e “rime di immagini” innescano un potente movimento dialettico, è sorto (o si è sollevato) La rabbia, film “lirico-documentaristico” che Didi-Huberman non esita a definire «un atlante in movimento dell’ingiustizia contemporanea» e di cui offre, in queste pagine, una lettura nuova e penetrante.
Descrizione | anno: 2021 |
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