Il concetto di sovranità ricorre costantemente e in maniera quasi ossessiva nel dibattito politico occidentale fin dall’età moderna. Esso dimostra di sapersi adattare alle diverse epoche storiche, riducendo le relazioni di potere a una concezione unificante e pacificante. Ancora oggi, in un’epoca segnata da una globalizzazione che minaccia l’autonomia delle istituzioni statuali, la sovranità rimane al centro del dibattito pubblico, come fulcro su cui far ruotare la pretesa del corpo politico di decidere delle proprie sorti, o come posta in gioco di una paradossale reazione di matrice nazionalistica.
Non sono tuttavia mancate, negli ultimi decenni, voci critiche in merito alle proprietà analitiche della teoria della sovranità. Essa farebbe parte della strategia mediante cui il potere si assicura una presa costante sulla vita, impedirebbe la penetrazione fra le relazioni che striano lo spazio aperto tra il potere costituente e il potere costituito, e non sarebbe in grado di illuminare le razionalità che circolano fra governanti e governati.
Questo libro interroga due di queste voci, quella di Michel Foucault e quella di Giorgio Agamben, per offrire un quadro completo e ragionato non solo del loro pensiero politico, ma anche dei moventi epistemologici e ontologici che promuovono le loro imprese filosofiche.