Tommaso Baggio, La metafisica dell’essere nel pensiero di Joseph Maréchal
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Il percorso speculativo intrapreso da Joseph Maréchal (1878-1944) ha portato a compimento un progetto radicale e, allo stesso tempo, ha segnato un nuovo indirizzo di pensiero. Se ad uno primo sguardo esso rientra nell’ampio novero dei tentativi di mediazione tra il Cristianesimo e la Modernità, ad una più attenta analisi mostra una specificità essenziale: lontano da qualunque riduzionismo irenistico e semplificatorio, il pensiero dell’autore si rivela capace di aprire la via non solo verso un orizzonte articolato e vasto, necessario per confrontarsi con temi quali l’essere e la verità, ma anche verso un fondamento autentico. D’altra parte la sfida ontologica sottesa è sempre attuale e i risultati che vengono presentati rimandano al nucleo stesso della filosofia; si tratta infatti del problema riguardante la effettiva conoscibilità della realtà, il quale ci porta a interrogarci sulla possibilità di penetrare il mistero dell’essenza del reale e di affrontare la questione vertiginosa di Dio come Essere assoluto. Le chiavi di volta che connotano questo progetto sono altrettanto impegnative e sono state spesso ritenute incompatibili: Maréchal fa convergere il criticismo trascendentale e la metafisica dell’essere, cioè ripensa la filosofia del limite e la dottrina dell’infinito trascendente, al fine di generare un nuovo connubio sulla base della teoria dell’analogia. Se si guarda alla storia delle idee, questo impianto teoretico configura una prospettiva indubbiamente originale nella misura in cui mette in dialogo Kant e Tommaso d’Aquino. Tale scelta filosofica, e anche teologica, da una parte pone grande attenzione agli imprescindibili e inaggirabili risultati del pensiero moderno, e delle Critiche di Kant in particolare, e dall’altra è improntata a far riemergere il rigore argomentativo e la ricchezza concettuale della Scolastica in quanto dottrina viva e feconda.