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Descrizione | anno: 2022 |
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20,00 €
Due avvenimenti segnano, a distanza di pochi giorni, un sanguinoso arresto nella storia delle illusioni europee: la spedizione di Suez e la repressione di Budapest. La prima appare oggi come un estremo sussulto dell’antico imperialismo, il disperato tentativo di impedire “con la flotta” l’emancipazione dei popoli un tempo coloniali. La maschera della bonomia è stata strappata per un istante, e in sua vece hanno parlato i cannoni, i cacciabombardieri lanciati sulle popolazioni del Nilo per intimidire il dittatore Nasser. Poco tempo dopo, una spietata repressione impedisce all’Ungheria di scivolare sul piano inclinato dell’anticomunismo, della reazione, del fascismo. Ma nel contempo vengono soffocati, a Budapest, i tentativi di una via nazionale al socialismo, intrapresi in buona fede (nonostante le ambigue sobillazioni) da notevoli gruppi di intellettuali e lavoratori. Quelle giornate del 1956 parvero obiezioni contro la storia e posero più drammaticamente la domanda: quali sono, oggi, le concrete possibilità rivoluzionarie? Nell’U.R.S.S., la via del socialismo non dimentico dell’uomo può passare per la destalinizzazione. Le contraddizioni, gli errori e le durezze sin qui manifestate dalla politica sovietica si possono spiegare con la necessità dell’industrializzazione forzata. Dal canto loro, gli Stati Uniti affermano di considerare superato il socialismo. Ma in realtà – ribadisce André Gorz – proprio negli Stati Uniti l’uomo è alienato alle strutture economiche, sempre più complesse, sempre più autonome. Reso incapace di scelte personali, egli subisce i bisogni che la pubblicità crea in lui artificialmente per soddisfare la produzione di massa; nelle società tecnologicamente più evolute, l’uomo considera ancora il lavoro come una maledizione.
La rivoluzione, conclude Gorz, deve essere fatta, è una esigenza umana come ai tempi di Marx. Ma quella che per Marx era una certezza, non è per noi, uomini e donne della società dei robot, che una speranza.
Descrizione | anno: 2022 |
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