Francesco Saccardi, Analiticità e princìpi primi del sapere. Una questione scolastica

Nell’ambito della riflessione sorta in seno alla filosofia scolastica, il tema dell’“origine” dei primi princìpi viene approfondito in riferimento ad alcune questioni teoriche riguardanti lo statuto epistemologico di queste peculiari proposizioni, come la ragione della complessità appartenente alla forma predicativa dei princìpi e, conseguentemente, della loro natura “analitica” o “sintetica”; o come la determinazione del ruolo dell’esperienza nella costituzione dello stesso contenuto dei princìpi, e dunque attraverso una calibrazione dei significati di “a priori” e “a posteriori”. In questo studio ci si propone di affrontare una parte del tragitto compiuto da quella riflessione, non soltanto vagliandone temi e motivi, bensì, più propriamente, con l’intento di individuare la radice della necessità espressa dai princìpi primi del sapere.

Giudizi analitici e giudizi per sé noti

Il tema dell’analiticità non è sconosciuto alla filosofia classica. Aristotele, negli Analitici secondi, distingue quattro tipi di predicazioni per se, ossia di proposizioni in cui il soggetto – o qualcosa di ciò che appartiene alla sua ragione – è causa di quanto viene ad esso attribuito. Si tratta dunque dell’affermazione di un rapporto necessario tra soggetto e predicato, che si contrappone alla predicazione di tipo accidentale (per accidens).

Ora, nel suo Commento al testo aristotelico, Tommaso d’Aquino analizza in modo approfondito – e in certo senso sistematizza – questi quattro tipi di predicazioni per sé. In un primo modo (primus modus dicendi per se) il riferimento – del tipo di predicazione – è alla causa formale e a tutta l’essenza del soggetto espressa dalla definizione; di una cosa si predica la sua definizione, o qualcosa che è posto nella stessa definizione. Non è secondaria, inoltre, la precisazione per la quale la sostanza (nel senso aristotelico della sostanza seconda: l’essenza) che è significata dalla definizione del soggetto dipende da quelle determinazioni che sono i suoi significati; non, si badi, in quanto queste determinazioni costituiscono le parti materiali di ciò che è definito, bensì in quanto sono parti della sua specie e appartengono alla sua essenza.

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