Come nel celebre affresco michelangiolesco della creazione dell’uomo, il vivente (Adamo, nella rappresentazione che si può ammirare nella Cappella Sistina) è già lì, già creato, in attesa, però, di un contatto speciale che inneschi in lui l’umanità di cui è ancora privo. Sarà il dito di Dio ad animare quel corpo sdraiato, molle, ancora chiaramente imprigionato nel torpore del vivente: la scintilla divina animerà la materia inerte, le darà l’anima. Il capolavoro di Michelangelo mette in scena, attraverso il genio artistico dell’autore, il mistero dell’origine che la psicoanalisi ha l’ambizione di investigare. Il vivente è il punto di partenza, c’è, e sul suo esserci nessun interrogativo si pone: resta l’enigma di come la materia vivente si organizzi nella forma umana, di come l’incontro con il linguaggio avvii il processo di soggettivazione e di quale statuto si possa attribuire a quella forma di esistenza che ne costituisce il punto di partenza.
“Da dove vengono i bambini?”: è, questa, la domanda del bambino-filosofo che, pressato dall’urgenza di trovare una risposta alle assillanti questioni sulla sessualità, interpella l’adulto nella speranza di capire finalmente come sia venuto al mondo. È la domanda delle domande, quella che interroga il tempo del principio, che vuole ‘sapere’ il luogo in cui tutto ha avuto inizio, che “spinge ad andare a togliere l’ultimo velo per trovare l’ombelico dell’origine”, per comprendere, in altre parole, il mistero del processo di “simbolizzazione dell’esistenza” e di umanizzazione del vivente. Una domanda, peraltro, destinata a rimanere senza risposta ma che, non per questo, risparmia le energie del piccolo investigatore, instancabile protagonista di una faticosa ricerca di senso (in grado di svelargli l’enigma su ciò che lo ha preceduto) alla quale l’adulto che un giorno egli diventerà non potrà, ugualmente, sfuggire. “Da dove vengono i bambini?” è la domanda sul ‘prima’, sulla preistoria del ‘soggetto pensante’, sull’antefatto della coscienza di sé: è, in fondo, la versione ‘infantile’ della più elaborata domanda “cosa c’era prima di me?”, o, meglio ancora, “cos’ero prima di essere io?”.