Questo libro raccoglie un gruppo di scritti da me dedicati a temi di “filosofia cristiana”. La filosofia in quanto tale non è cristiana. È opus rationis, semplicemente. E tuttavia, lo può in qualche modo diventare, quando aiuta la riflessione di un cristiano che vuole intendere, meglio che gli riesca, il senso della propria fede in Gesù di Nazareth come nel Figlio Eterno. Allora, l’apparato categoriale proprio del mestiere del filosofo si mette al servizio dei contenuti della Rivelazione, ma senza mai abdicare allo statuto che gli è proprio. Diventa, la filosofia, ancilla. D’accordo. Non però della teologia, ma della fides quae creditur. E così aiuta il credente cristiano a capire, ma aiuta pure o può aiutare chi al credente cristiano chiede conto della propria fede. Dalla teologia, perciò, in certo modo differisce, perché il sapere filosofico qui non è un utile strumento di facile sostituzione, a seconda delle mode culturali, ma una fonte veritativa, la cui formalità speculativa supera (lo dice Tommaso d’Aquino) quella della fede. Che offre, a sua volta e di suo, soccorso all’esistenza nostra, perché venga salvata. La filosofia fa luce. Ma non può salvare.
Il pensare e la fede cristiana
La questione del rapporto tra ragione e fede è per il filosofo una della più importanti ed è antica quanto la filosofia. Non è antica quanto la fede, per la semplice ragione che la fede, nella storia degli uomini, vien molto prima della filosofia. La questione nasce, dunque, con la filosofia. E si intende facilmente perché. La filosofia, sin dalle origini, ha rivendicato il diritto di giudicare intorno a qualsiasi problema di senso, e specialmente intorno ai problemi che erano implicati dalla riflessione sull’Intero del senso. Ora, la fede, anche nelle sue forme più elementari, come furono quelle una volta consegnate nei miti, si muoveva nella stessa direzione e anzi finiva per occupare lo stesso territorio. Riguardava, cioè, proprio l’Intero del senso, anche se ne dava una decifrazione non razionale, ma simbolica. Era, dunque, prevedibile il conflitto, che poi, in effetti, non è mancato; era, pure, immaginabile che ne nascesse una questione. La questione è, infatti, nient’altro che la registrazione teorica di un conflitto. Conflitto grandioso, comunque, quello tra fede e ragione, tanto da generare una certa oscura convinzione della sua necessità; ad esso, però, si è sempre accompagnata una certa fiducia, forse altrettanto oscura, nella possibilità di dirimerlo. Di qui il numero considerevole di proposte di conciliazione di entrambe le istanze, quelle della ragione, rappresentate dalla filosofia, e quelle della fede, per lo più gestite dalla teologia, almeno nella nostra tradizione culturale.