Michel Foucault

Michel Foucault (1926-1984) è stato uno dei filosofi più influenti del XX secolo. Tra i principali esponenti dell’epistemologia post-bachelardiana, archeologo e genealogista dei saperi, a partire dal 1970 ha tenuto la cattedra di “Storia dei sistemi di pensiero” al Collège de France. Tra le sue opere principali Storia della follia nell’età classica (1961), Le parole e le cose (1966), L’archeologia del sapere (1969), Sorvegliare e punire (1975) e una Storia della sessualità in quattro volumi (1976-1984).

Sulla verità

Come sapete, i filosofi hanno la loro maniera di interessarsi alla verità. Una maniera piuttosto astuta. Non voglio dire che non pretendano di dire la verità; non dico che non riescano a dire, di tanto in tanto, qualcosa che si trova esser vero. Ci riescono più o meno degli altri? Non è questo il mio tema. Ma come tutti – né più né meno degli altri – si servono di affermazioni; e in questa maniera pretendono di dire la verità.

Ma pretendono di dire la verità a proposito della verità stessa:
– sia a proposito dei criteri che bisogna utilizzare per definire se una proposizione è vera o no;
– sia a proposito delle necessarie condizioni da accettare per formulare una proposizione vera;
– sia a proposito dello statuto dell’errore (dello statuto epistemologico o ontologico dell’errore).

A proposito della verità, c’è anche tutta una serie di questioni che credo meritino di essere poste. Queste questioni sono del tipo seguente:
– Perché vogliamo conoscere la verità?
– Perché preferiamo la verità all’errore?
– Perché siamo obbligati a dire la verità? Qual è la natura di questo obbligo?

Questioni di questo genere credo che siano meno familiari delle altre. Non presumo che nessuno le abbia poste. Per esempio:
In Platone trovate una teoria dell’Eros come desiderio della verità.
In Aristotele trovate una teoria della curiosità.
In Schopenhauer o in Nietzsche trovate una concezione della Wille zum Wissen (volontà di conoscenza), Wille zur Wahrheit (volontà di verità).
O in William James trovate uno sviluppo teorico della questione: perché preferiamo la verità all’errore?
E, come sapete, si potrebbe dire che Heidegger sia passato dalla questione: «Perché l’essere?», all’altra: «perché la verità?».

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