Maurizio Giani

Maurizio Giani ha insegnato sino al 2020 Estetica musicale nell’Università di Bologna. Attualmente è docente presso la Fondazione Accademia Internazionale di Imola. Ha collaborato all’Enciclopedia della Musica edita da Einaudi e al LESMU–Lessico Musicale Italiano. Oltre al volume Un tessuto di motivi. Le origini del pensiero estetico di Richard Wagner (Torino 1999, vincitore ex aequo del XXXV Premio Iglesias per la saggistica) ha pubblicato numerosi saggi su riviste italiane, tedesche e statunitensi, dedicati alla drammaturgia wagneriana, all’analisi del Lied romantico, alla filosofia della musica da Hanslick a Adorno, alla critica musicale italiana del Novecento. In questa collana è apparsa nel 2017 la raccolta di saggi La sublime illusione. Sul teatro di Richard Wagner.

Nel suo maggiore trattato teorico, Opera e dramma (1851) – scritto prima di iniziare l’avventura dell’Anello del Nibelungo, conclusasi solo un quarto di secolo più tardi – Richard Wagner trasse dalla tesi filosofico-storica secondo cui la musica strumentale è nata come musica da ballo, e si è evoluta attraverso la stilizzazione dei passi di danza, una conseguenza decisiva per l’assetto del dramma musicale:

Teniamo sott’occhio, anzitutto, l’inesprimibile, che è quanto l’orchestra può esprimere con grande precisione, e in vero unendosi ad un’altra cosa, che è pure inesprimibile – il gesto. La capacità di far questo l’orchestra l’ha acquistata dall’accompagnamento del gesto più sensibile, dal gesto della danza, per il quale questo accompagnamento era una necessità determinata dalla sua essenza, a fine di manifestarsi in modo intelligibile; infatti il gesto della danza, come il gesto in generale, sta con la melodia orchestrale pressappoco nello stesso rapporto che il verso poetico con la melodia del canto da esso determinata; così gesto e melodia orchestrale formano un tutto, che è in sé così intelligibile, come lo è di per se stessa la melodia composta di parola e suono.

Secondo Wagner sussiste una «perfetta analogia» tra il gesto corporeo, in grado di comunicare all’occhio qualcosa che il linguaggio discorsivo non è in grado di formulare con altrettanta immediatezza, e le impressioni suscitate nell’udito dall’orchestra. In virtù di questa analogia la «melodia orchestrale» può potenziare il gesto scenico, elevando i moti consueti della vita quotidiana – che per Wagner resta la base del dramma, la fonte stessa della sua intelligibilità – sino alla sfera del sublime. Infatti, mentre è impossibile intensificare l’efficacia di un determinato gesto semplicemente ripetendolo – si scadrebbe irrimediabilmente nella caricatura – è viceversa possibile accrescerne il peso specifico unendolo a figurazioni musicali ad esso analoghe, che a differenza del gesto fisico consentono numerose forme di elaborazione: ripetizioni, variazioni, progressioni armoniche ecc.

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