Matteo Bonazzi è ricercatore presso l’Università di Verona, dove insegna Filosofia della storia e coordina il Centro di ricerca “Tiresia” per la filosofia e la psicoanalisi. È psicoterapeuta e psicoanalista (membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi). Tra i suoi libri: Il Libro e la scrittura. Tra Hegel e Derrida (Milano 2004); Scrivere la contingenza. Esperienza, linguaggio, scrittura in Jacques Lacan (Pisa 2009); El lugar político del inconsciente contemporáneo (Buenos Aires 2012). Per Orthotes dirige la collana phi/psy (con Federico Leoni e Riccardo Panattoni)
Il totem ha tutte queste caratteristiche: è un oggetto sacro, ha qualcosa dell’oracolo – detiene la verità e la trasmette – e soprattutto rende possibile il legame, cioè indica qual è il segno di appartenenza all’interno di una comunità. Questi tre livelli collaborano tra loro e ovviamente interessano Freud perché indicano in maniera primitiva, dunque minimale ed evidente, qual è il fondamento del legame sociale. Il totem è anche il perno della questione dell’orrore dell’incesto che si traduce nella soluzione esogamica che ha che fare col tabù.
Com’è possibile che una comunità arrivi a istituirsi al di fuori di una provenienza biologica e che i suoi membri si sentano parte di una comune appartenenza? Com’è che a partire da questa comune appartenenza nasce la soluzione esogamica, cioè il fatto che i maschi adulti vadano necessariamente a cercare una donna con cui accoppiarsi in una realtà comunitaria altra rispetto a quella propria? Per rispondere a queste domande Freud usa l’orrore dell’incesto come una lente d’ingrandimento per interrogare il funzionamento del totem e del tabù, qualcosa che di fatto egli ricava direttamente dall’esperienza clinica.
Quali caratteristiche ha il divieto che nasce dal tabù (termine polinesiano che si potrebbe tradurre senza problemi con il latino sacer)? Prima di tutto è autoreferenziale. Il tabù è un principio che impone una interdizione da se stesso. Non fa riferimento ad altro che a sé, è sempre ovvio e infondato, non ha bisogno di giustificazioni di nessun tipo. È assunto come certezza assoluta. Questa forza indiscutibile e imperscrutabile del tabù è, secondo Freud, strettamente legata alla dimensione del mana, cioè quella forza misteriosa di cui il tabù si fa portatore e che incute in tutti i membri che vi sono sottoposti un senso di minaccia e al contempo anche una domanda di protezione. Il tabù è di per sé inviolabile, non ha bisogno di alcuna punizione supplementare, non si basa su un meccanismo di ricatto per cui se viene violato subentra una punizione ma, dice Freud, si vendica da sé attraverso una trasmissione diretta. L’individuo che trasgredisce il tabù diventa lui stesso tabù, cioè subisce automaticamente una punizione contagiosa, come una carica elettrica.