Marco Deodati è ricercatore di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Le sue ricerche sono rivolte per lo più al pensiero fenomenologico e esistenzialista, in particolar modo alle riflessioni di Husserl, Scheler, Heidegger, Jaspers, Merleau-Ponty, Waldenfels. In questo ambito, i suoi studi si sono concentrati principalmente su questioni etiche, con particolare attenzione al ruolo dei sentimenti e delle emozioni nella determinazione dell’esperienza propriamente morale. È autore di numerosi saggi, tra i quali ricordiamo le monografie: La dynamis dell’intenzionalità. La struttura della vita di coscienza in Husserl (2010); L’intenzionalità all’opera. Studi sul pensiero pratico di Husserl (2013).
Waldenfels riconosce apertamente che il suo maestro diretto in fenomenologia è stato Merleau-Ponty, di cui poté seguire gli ultimi corsi durante il suo soggiorno parigino negli anni 1960-1962. Dal punto di vista di un giovane studioso di filosofia del tempo, il panorama filosofico francese offriva certamente una vista più affascinante ed eccitante rispetto a quello tedesco. In particolare, la fenomenologia tedesca appariva ai suoi occhi per lo più una scolastica, dedita a questioni di settore che poca presa avevano su di lui. In Francia, invece, grazie, tra gli altri, a Merleau-Ponty e a Ricoeur, «la fenomenologia veniva discussa in forma straordinariamente viva», e conosceva incroci teoretici fecondi con la tradizione strutturalista, le scienze naturali e sociali, le arti e la politica. Il percorso intellettuale di Waldenfels s’inscrive, in un certo senso, nella complessità e nell’eccentricità dello spirito europeo: andare fuori, in Francia, incontrare un pensiero nuovo espresso in una lingua straniera, per ritrovarsi alle prese con un filosofo tedesco e tornare così a casa, anche se con occhi diversi. Percorsi di vita e di pensiero che accadono a partire da un altrove, ai quali si prende parte in una risposta creativa in cui ne va della proprio sé. Il motivo biografico diviene tema filosofico.
Il filosofo tedesco con cui Waldenfels si trova ad avere a che fare a partire dall’incontro con il pensiero francese è, ovviamente, Edmund Husserl. Il giovane studioso deve essersi reso conto che le eccitanti avventure del pensiero francese rischiavano di rimanere disancorate e, per così dire, sparpagliate senza un ritorno alla fonte da cui avevano potuto in vario modo discendere. In questo contesto, comincia il suo confronto a tutto campo con il padre della fenomenologia, che magari non sarà venerando e terribile come il Parmenide di Platone, ma rappresenta comunque un punto di riferimento inaggirabile per chi sia interessato alle “cose stesse”.