Émile Durkheim, Lezioni di sociologia

In queste lezioni, tenute a Bordeaux negli anni 1898-1900 e poi riviste a varie riprese durante il corso del suo insegnamento a Parigi, Émile Durkheim svela la reale e più profonda ambizione della sociologia: essere una nuova scienza politica, un sapere capace di interrogare criticamente il presente, mettendo in questione i concetti centrali del nostro lessico quotidiano, si tratti dell’«individuo» o della «libertà», dello «Stato» o della «democrazia», della «proprietà» o del «contratto», del «lavoro» o della «solidarietà». Queste lezioni rappresentano dunque un documento essenziale per comprendere come la sociologia, oltrepassando la separazione tra l’ordine descrittivo delle scienze empiriche e l’ordine normativo della filosofia politica, rappresenti un laboratorio concettuale che ci offre degli strumenti per ripensare il modo ordinario di intendere la società e di concepire la politica, rilanciando l’aspirazione verso una società politica giusta. Testo di capitale importanza per chiunque si occupi di teoria sociale, di storia della sociologia e di pensiero politico, queste lezioni ci consentono di affrontare con maggior lucidità alcune questioni fondamentali ancora oggi al centro dei dibattiti, in particolare per quanto concerne la natura della democrazia e il futuro dello Stato sociale, in un’epoca segnata dalla necessità di approfondire la dimensione cosmopolitica della modernità europea.

Il contratto giusto

Come dal contratto solenne e dal contratto reale è nato il contratto consensuale, così, da quest’ultimo, tende a emergere, a sua volta, una nuova forma di contratto. È il contratto giusto, oggettivamente equo. Il fatto che ne ha rivelato l’esistenza è la comparsa della regola in virtù della quale il contratto è nullo quando una delle due parti ha dato il suo consenso solo sotto la pressione di una violenza manifesta. La società si rifiuta di sanzionare una dichiarazione di volontà che sia stata ottenuta solo sotto minaccia. Da dove proviene questa regola? Abbiamo visto come sembrava poco fondata la spiegazione che attribuisce questo effetto giuridico della violenza al fatto che questa sopprime il libero arbitrio dell’agente. Bisogna forse intendere il termine nel suo significato metafisico? Ma allora, se l’uomo è libero, può resistere liberamente a tutte le pressioni esercitate su di lui: la sua libertà rimane intatta, qualunque sia la minaccia cui è esposto. Oppure, per atto libero, bisogna forse intendere semplicemente un atto spontaneo e si vuol forse dire che il consenso implica la spontaneità della volontà che acconsente? Ma quante volte ci capita di acconsentire perché siamo obbligati, forzati, dalle circostanze, senza avere la facoltà di scelta! E tuttavia, quando sono le cose, e non le persone, a esercitare su di noi questa violenza, il contratto formato in queste condizioni è obbligatorio. Spinto dalla malattia, sono obbligato a rivolgermi a un certo medico i cui onorari sono molto elevati, e sono altrettanto costretto ad accettarli che se avessi una pistola puntata alla gola. Potremmo moltiplicare gli esempi. C’è sempre una parte di costrizione negli atti che compiamo, nei consensi che diamo, perché non corrispondono mai esattamente a ciò che desideriamo. Chi dice contratto dice concessioni, sacrifici concessi per evitarne di più gravi. Sotto quest’aspetto, vi sono, nel modo in cui si formano i contratti, solo delle differenze di grado.

Recensioni

201728nov(nov 28)2:00 pmQuaderni di Teoria Sociale: Le Lezioni di sociologia di Émile Durkheimdi Massimo Pendenza(novembre 28) 2:00 pm Quaderni di Teoria Sociale, PerugiaRassegna stampa:Lezioni di sociologia

201726giu(giu 26)2:00 pmScienza e filosofia: Le Lezioni di sociologia di Émile Durkheimdi Delio Salottolo(giugno 26) 2:00 pm Scienza e Filosofia, NapoliRassegna stampa:Lezioni di sociologia

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