Questo volume mostra quanto il pensiero di Leopardi sia ancora vivo e in grado di gettare luce sui destini dell’Occidente. «Da dove proviene il più inquietante dei nostri ospiti?», chiedeva Nietzsche. Il poeta-pensatore di Recanati è stato il primo a suggerire delle risposte che aprono squarci illuminanti e premonitori sui grandi rivolgimenti della modernità e su un mondo che appare sempre più desertificato dalla ragione tecnica e calcolante. Leopardi si rivela non solo il più radicale precursore della nostra epoca, ma anche il primo inavvertito genealogista del «nichilismo europeo». I preludi di tale complesso fenomeno, che rimandano in parte alla sapienza negativa degli antichi, vengono rintracciati in una stratificata crisi del senso e dei fondamenti che finisce col sovvertire il primato ontologico dell’essenza. Da questa serrata ricostruzione della modernità spinta fino alle soglie della contemporaneità emerge l’immagine di un Leopardi spaesato (e ribelle) metafisico all’alba di un mondo «fatto a rovescio». Ma la scoperta leopardiana dell’assurdo, lungi dal cedere l’ultima parola alla disperazione, lascia una finestra aperta sul «paese delle chimere». Tutto il dramma di un’anima e di un’epoca si gioca così fra gli abissi opposti del nulla (poetico) e del niente (razionale). Accanto a un suggestivo scavo sulle figure orientali del nihil positivum, questo rimane l’esito forse più sorprendente di un’indagine poderosa che riesce peraltro a misurarsi con le massime interpretazioni del nichilismo leopardiano (da Nietzsche a Severino).
Leopardi: «primo nichilista d’Europa»?
Spirito inattuale e premonitore, Leopardi ha spezzato l’irenica armonia regnante nella triade metafisica dei «trascendentali»: pulchrum, bonum, verum. La diagnosi di tale disgregazione di valori troverà la sua più lucida espressione in Nietzsche e in Weber: il vero non è più convertibile con il bello e con il bene, essendosi spezzata l’unità ideale.
Se Leopardi non avesse anticipato la distruzione nietzscheana di ogni principio metafisico e di ogni luogo soprasensibile, se non avesse precorso lo stesso tracciato della nascita del nichilismo, allora l’ipotesi di un Leopardi primo nichilista d’Europa non avrebbe potuto neppure venire immaginata. Il fatto stesso che Nietzsche abbia rimproverato a Leopardi di non riuscire ad essere, come lui, il «primo perfetto nichilista», significa che egli avvertiva nel Recanatese almeno un potenziale rivale.