Le biografie dicono che Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty si incontrarono la prima volta al seminario di Alexandre Kojève, ma precisano che l’amicizia nacque successivamente, coinvolgendo le rispettive famiglie e consolidandosi nel tempo. Le lacrime di Lacan indaga questa amicizia, verificando come due uomini diversi per formazione e temperamento abbiano trovato il modo di colloquiare, influenzando i rispettivi percorsi intellettuali. Non senza contrasti e divergenze: poiché ogni relazione amicale comporta un problema di transfert, ovvero di identificazione, ma in quanto relazione di (e nel) pensiero non può prescindere dalla possibilità di un disaccordo.
Del resto solo così gli amici possono esistere, restando contemporaneamente fedeli a un’appartenenza e disponibili alla differenza. Quando non si parla dell’amicizia in generale ma di una relazione particolare, non si tratta infatti di riabilitare l’antica figura della philia, rinnovando la forma laica di una virtù che secoli d’amore del prossimo hanno reso esangue; si tratta di essere giusti con la cosa. Poiché l’amicizia non esiste senza l’amico, e non c’è alcuna ontologia che possa farla consistere in se stessa, ancorandola al cielo delle idee. Essa è sempre il risultato di un incontro e di una scelta d’oggetto, dunque di un’elezione e di un giudizio. Dal che discende che non è l’amicizia che manca, ma il sapere che la riguarda.
Jacques e Maurice
Le biografie dicono che Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty si incontrano al seminario di Kojève, ma precisano che l’amicizia nasce a casa di Louise e Michel Leiris, al tempo frequentata dai più bei nomi della cultura francese, e prosegue in successive frequentazioni che coinvolgono anche le famiglie. Per biografie si intendono ovviamente quelle dedicate a Lacan, oppure le osservazioni di coloro che avendo conosciuto e frequentato Merleau-Ponty ne hanno conservato memoria, poiché a tutt’oggi non esiste una vera biografia del filosofo francese, cosa che in sé meriterebbe qualche considerazione. Quel che è certo riguarda il fatto, abbastanza sorprendente, per cui due uomini diversi per formazione e temperamento hanno trovato il modo non solo di colloquiare, influenzando i rispettivi percorsi intellettuali, ma di sostenersi dal punto di vista professionale. Non senza contrasti e divergenze, come vedremo.
Negli anni che precedono il seminario di Kojève il giovane Merleau-Ponty frequenta l’École Normale Supérieure, dove incontra Jean-Paul Sartre e si appassiona alla lettura di Husserl, che avrà un ruolo determinante nello sviluppo del suo pensiero. Poi, dopo un breve trasferimento a Chartres rientra nella capitale e diventa agregé alla Normale. Arruolato nel 1939 sperimenta la violenza della guerra, un tema sul quale avrà poi modo di riflettere, quindi sposa Suzanne Berthe Jolibois e si avvicina ai gruppi della Resistenza, in particolare a “Socialismo e libertà”, guidato da Sartre e Simone de Beauvoir. L’amicizia fra i due filosofi si cementa nel 1945, quando Merleau-Ponty partecipa alla fondazione della rivista «Les Temps Modernes», condividendone con Sartre la direzione e inaugurando il periodo dell’impegno politico.
Quel fatto che sembra così sorprendente, a rilevare evento straordinario la relazione amicale tra due “uomini così diversi” a me non sorprende, anzi consolida le mie povere convinzioni sull’amicizia. Confesso di non aver letto “Le lacrime di Lacan” e di esser qui a scrivere avendo fiducia nell’ottimo commento di Giorgio Rimondi; forse sono un po’ spericolato? Ma, su quella che io tengo come provocazione, mi piace dirvi di cosa sia l’amicizia e di come non sia fatto sorprendente che avvenga tra diversi e sia invece fatto straordinario per come normalmente si manifesta: la relazione amicale si avvicina e di molto alla relazione parentale stretta, fratellanza, maternità e paternità; si manifesta tra esseri quando vicendevoli si scoprono tratti parentali stretti nel sentire ed anche fisici talvolta; dopo la scoperta è raro che il legame non divenga stretto anche se poco frequentato, come sia tra fratelli, tra genitori e figli, che le discordie anche crudeli non lo allentano mai. Ci son state, e non ne faccio elenco, amicizie fraterne (bella immagine questa) tra imperatore e schiavo, tra criminale e poliziotto e così andando. L’amicizia è interclassista, intergenere e perfino interspecie tra uomo e animale. Dunque, sperando di essermi fatto comprendere, non mi sorprende il legame fraterno fra L e MP mentre continua a sorprendermi il mistero che la genera così naturale. Grazie per l’attenzione.