Il Seminario del 1994-1995 su Lacan si inscrive nella tetralogia dedicata da Alain Badiou al tema dell’antifilosofia, termine che proprio Lacan ha strappato al XVIII secolo per farne un’autentica leva della psicoanalisi, in polemica con la filosofia e la sua perenne tentazione ermeneutica. Rispetto agli altri antifilosofi studiati da Badiou – Nietzsche (1992-1993), Wittgenstein (1993-1994), san Paolo (1995-1996) –, Lacan rappresenta per l’autore de L’essere e l’evento il primo esempio di antifilosofia immanente: l’affermazione, nel nome del ritorno a Freud, che non solo l’atto è possibile, ma che è realmente accaduto, e che bisogna fargli fronte senza garanzie di ordine morale, istituzionale o religioso. A partire da questa tesi – che si riassume nell’assunto dell’ultimo Lacan per cui «la verità può non convincere, il sapere passa in atto» – Badiou si confronta con una serie di questioni ineludibili che il suo maestro consegna non solo alla psicoanalisi ma alla stessa filosofia: la funzione del matema e il significato della passe, il rapporto tra ab-senso e non-senso, l’articolazione della triade verità-sapere-reale, lo statuto dell’Uno, la duplicità originaria della tradizione filosofica. Sullo sfondo di tali nodi problematici e nel segno di una fedeltà contrariante, Badiou osserva come, se la filosofia è la tentazione del senso, essa è, anche e da sempre, la resistenza a questa tentazione.
La tesi di Lacan
La tesi di Lacan è la seguente: se si interroga l’Uno a partire dal suo essere, si ricade in questa storia della metafisica come disessere, si pensa l’Uno in senso heideggeriano, si interoga l’Uno nel suo essere rispetto al divenire della questione ontologica. Questo, credo che lo si possa dire. Ma è la cattiva metafisica che, in ultima analisi, vi porta all’Uno, vi fa s’oppeggiare. Ogni approccio alla questione dell’Uno a partire dal suo essere non è mai altro che s’oppeggiare. Ma si può anche pensare l’Uno nel segno della buona metafisica, vale a dire secondo il suo disessere e non secondo il suo essere. Il che vuol dire pensare l’Uno secondo i termini dimostrati dal suo uso, nel senso che – ecco ciò che è assolutamente conforme col nostro punto di partenza del disessere – pensare l’Uno nelle sue operazioni non vi porta in nessun modo a s’oppeggiare.