Judith Butler è Maxine Elliot Professor presso la University of California (Berkeley) e Visiting Professor alla Columbia University (New York). Autrice di testi divenuti classici del femminismo internazionale (Questioni di genere, Roma-Bari 2013; Corpi che contano, Milano 1996) si è occupata di filosofia politica e di etica confrontandosi a lungo con il pensiero hegeliano. Alla ricezione francese di Hegel è dedicato il suo primo volume Soggetti di desiderio (Roma-Bari 2009).
Hegel e l’amore
Non ci sono molte ragioni evidenti per pensare insieme Hegel e l’amore. In primo luogo, per la maggior parte delle persone, Hegel non è affatto amabile; ben pochi lettori hanno voglia di dedicare il proprio tempo a decifrare le sue frasi. In secondo luogo, il linguaggio dell’amore è concepito, di solito, come dichiarazione diretta o come espressione lirica di un certo tipo. In terzo luogo, l’amore ha una relazione con le immagini e i movimenti, con ciò che di volta in volta immaginiamo, ovvero con una forma d’immaginazione e di movimento che sembra assorbirci nelle sue ripetizioni ed elaborazioni. Il tema dell’amore sembra, dunque, uno strano modo di avvicinarsi a Hegel: il suo linguaggio è serrato, egli svaluta esplicitamente le forme non linguistiche d’arte, e tanto un discorso diretto quanto uno stile lirico paiono distanti da lui. Eppure l’amore è un tema a cui si è dedicato in un suo scritto giovanile, nel quale “amore” è il nome per ciò che vivifica e mortifica, e le sue idee su questo tema hanno evidenti implicazioni al fine di una più ampia riflessione su ragione ed estetica. Negli anni che precedono la stesura de La fenomenologia dello spirito (1807), Hegel ha composto, ad esempio, un breve scritto dal titolo Amore (1797/98), trasmessoci come frammento. Ulteriori osservazioni possiamo trovarle in un piccolo testo chiamato Frammento di Sistema del 1800 (1800). In seguito, sembra che l’amore svanisca, venga messo da parte o integrato tacitamente nei suoi scritti sullo spirito.