Jan Patočka (Turnov 1907 – Praga 1977) è stato allievo di Husserl e Heidegger. Profondo interprete della tradizione fenomenologica, fu estromesso dal mondo accademico per quasi tutta la vita. Dopo il fugace ritorno all’insegnamento nel periodo della “Primavera di Praga”, fu costretto al pensionamento anticipato nel 1972. All’inizio del 1977 diventò protagonista del dissenso ceco, accettando il ruolo di portavoce della piattaforma di protesta Charta 77. Morì il 13 marzo di quello stesso anno, in seguito agli interrogatori cui venne sottoposto dalla Polizia di Stato.
L’anima in Platone
La soluzione frequente dei primi dialoghi aporetici di Platone – dialoghi che lasciano il lettore perplesso sul carattere di una determinata ἀρετή – consiste notoriamente nel fatto che l’eccellenza di cui si parla, o per meglio dire: l’autenticità, sia che si tratti del coraggio, della temperanza, della pietà o della devozione, non sia coglibile unicamente di per sé, essendo materialmente e intellettualmente inseparabile dall’eccellenza, dall’autenticità, dalla veridicità nel suo intero. Αρετή, l’autenticità, si mostra quindi come unità di fronte alla molteplicità delle debolezze e dell’inautenticità. Non c’è motivo più platonico di questo inizio. Il dualismo, che si accompagna sempre al nome di Platone, è in primo luogo quel dualismo delle possibilità fondamentali in cui l’uomo da sempre esiste. O l’uomo è veramente, in senso pieno, ciò che è nella sua essenza, o questa stessa essenza la realizza solo debolmente e formalmente, in una forma decadente. Tuttavia, una simile antinomia vale allo stesso modo per l’animale, l’organo, lo strumento. L’uomo però, in questa dualità, esiste in un modo peculiare. A questa dualità si relaziona sempre esplicitamente, sa qualcosa su di essa e ne “risponde”. Ma cos’è l’uomo nella sua essenza? Cosa forma il suo essere? La domanda non è espressamente posta in Platone, ma è onnipresente all’interno del suo pensiero. La cosa più importante della nostra questione, πῶς βιώτεον, ha senso solo a patto che ciò che vi è di essenziale in noi, l’essere nella nostra essenza, vi sia legato. Questo nucleo essenziale dentro di noi è dunque ψυχή. Ecco perché la filosofia – a cui spetta il compito di porre esplicitamente, chiarificare e risolvere la questione su come vivere – può essere determinata come ἐπιμέλεια τῆς ψυχῆς. La filosofia è, tuttavia, rilevante per la ψυχή e per la questione πῶς βιώτεον, perché il sapere come chiarezza, come confronto con qualcosa di certo, preciso, puro, determina la vita e il modo adeguato di essere per l’uomo.