Fabrizio Denunzio, L’inconscio coloniale delle scienze umane

A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, il panorama culturale francese assiste a una vera e propria Verne renaissance. Ne sono artefici autori del calibro di Michel Butor, Roland Barthes, Michel Serres, Michel Foucault, Pierre Macherey, Jean Chesnaux e Michel de Certeau. Obiettivo generale è quello di sottrarre l’autore di Ventimila leghe sotto i mari al genere letterario infantile. Nel perseguire questo nobile intento, però, gli autori dimenticano puntualmente di confrontarsi con la visione coloniale di Verne, e questo proprio nel periodo in cui la Francia, tra il 1947 e il 1962, incrudelisce la sua presenza in Algeria.

La ricerca di Fabrizio Denunzio affronta per la prima volta due aspetti inediti di questa vicenda: mentre ricostruisce il colonialismo di Verne attraverso la disamina di romanzi geo-politici come Ettore Servadac Clovis Dardentor, dimostra la sua rimozione sistemica in tutte le interpretazioni avanzate dagli scienziati umanisti francesi. È questo rimosso che permette di parlare di un inconscio coloniale e consente di individuare la vecchia alleanza tra scienza e dominazione, cara all’Occidente europeo.

Recensioni

201925gen2:00 pmL'inconscio: Recensione a L'inconscio coloniale delle scienze umanedi Viviana Vozzo2:00 pm L'inconscio, CosenzaRassegna stampa:L’inconscio coloniale delle scienze umane

201812lugFunes: Recensione a L'inconscio coloniale delle scienze umanedi Erika Filardo(luglio 12) 2:00 pm Funes, NapoliRassegna stampa:L’inconscio coloniale delle scienze umane

201808feb(feb 8)2:00 pmSe per Jules Verne l’unico colonialismo buono era quello francesedi Iside Gjergji(febbraio 8) 2:00 pm Il Fatto Quotidiano, RomaRassegna stampa:L’inconscio coloniale delle scienze umane

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