Immanuel Kant, Riflessioni sulla Critica della ragion pura

Nel 1887 Hans Vaihinger definiva l’edizione delle Riflessioni di Kant sulla Critica della ragion pura “la pubblicazione più importante degli ultimi anni”. Con essa, infatti, iniziava l’interesse per le opere inedite e postume di Kant, che ha trasformato profondamente la nostra immagine della sua filosofia. Benno Erdmann, direttore delle edizioni delle opere di Kant per l’Accademia di Berlino dopo la morte di Dilthey, ha ricostruito, partendo da annotazioni manoscritte, le riflessioni di Kant sulla Critica della ragion pura, mostrando come il testo non sia un lavoro unitario (“completato” in pochi mesi, come dichiarato dallo stesso Kant), bensì un’operazione basata sulla ricostruzione e collazione di diversi manoscritti risalenti al periodo che va dal 1772 al 1780. Il criticismo, cioè il periodo della riflessione di Kant che culmina poi con la pubblicazione della Critica della ragion pura (1781), è dunque diretta conseguenza di una evoluzione che passa attraverso la precedente sconfessione della metafisica di Wolff e di Crusius, la formulazione di un nuovo concetto di metafisica intesa come “scienza dei limiti della ragion pura”, e la confutazione dei problemi messi in luce dalle antinomie, cioè da quei ragionamenti che sono egualmente veri e falsi poiché non basati sull’esperienza sensibile. Questa edizione ha dunque il pregio di restituire al lettore, anche grazie all’apparato di note di Erdmann che fanno da commentario al testo, la complessa maturazione di una delle più rivoluzionarie opere del pensiero filosofico.

Recensioni

Immanuel Kant, Riflessioni sulla Critica della ragion pura, a cura di Benno Erdmann, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2017, 474 pp., 40 euro (collana: Germanica)

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