Marco Viscomi, Il sacro in Martin Heidegger. I “venturi” e “l’ultimo Dio”

Il sacro in Martin HeideggerSembra impossibile parlare del pensiero di Martin Heidegger senza ripetere ciò che la critica ha già acquisito ormai da tempo. D’altro canto, parrebbe superfluo interrogarsi su questioni dalle quali un mondo sempre più secolarizzato e sordo al linguaggio del sacro si mostra deciso a fuggire. E tuttavia, la perenne domanda filosofica sull’essenza dell’umano, del divino e dell’intera realtà, interpella costantemente ogni singola persona che decide di incamminarsi sui sentieri del pensare. È così che la strada dell’originario continua sempre a sporgersi verso le domande prime e ultime, che abitano nel più profondo intimo di ciascuno di noi.

Questo volume rappresenta un passo lungo tale via speculativa e di discernimento. L’alveo dal quale si dipana l’impegno di ricerca dell’autore prende avvio dai famosi Contributi alla filosofia del filosofo di Messkirch, stagliandosi però oltre essi, in direzione del nostro presente e di possibili orizzonti futuri. Attraverso la chiarificazione di come Heidegger intende i modi d’essere dell’uomo e di Dio viene così alimentata la fiamma del pensare originario che vive e si innalza dall’interno della nostra coscienza.

Coappartenenza del Dio e dell’uomo

Sin dalla celeberrima conferenza del 1929 su “Was ist Metaphysik?”, si è inteso come in Heidegger l’essere stesso non sia un ente, ma quel ni-ente che fa essere l’essente nella sua differenza dal nulla. Comprendendo questa asserzione speculativa nel linguaggio del sacro sinora considerato, si può dire che l’essere stesso salva l’ente concedendogli di darsi nella specificità del proprio “è”, quale entità precisamente distinguibile dalle altre. Il sacro heideggeriano non è propriamente l’essere stesso, ma quella dinamica che coinvolge ogni eventuarsi dell’accadere (Geschehen), ivi compreso lo stesso essere. In quanto oscillazione di appropriazione-espropriazione, il sacro dispone ad avvenimento il salvarsi sia degli enti nella loro enticità, sia dell’essere stesso secondo il suo tratto differenziale. Le categorie del dicibile e del pensabile indicano quei caratteri di “salute” ontica e di “salvezza” essenziale, che l’essere stesso autentica in quanto sacro nella dinamica dell’Ereignis. È questa, infatti, ad essenziare la differenza ontologica e la determinazione della copula “è”, la quale inquadra l’identità di una cosa con se stessa e distingue questa dal suo contraddittorio. Col velamento di sé, l’essere salva l’ente nel suo presentarsi, mentre questo assicura quello nell’indicazione fondamentale della sua non-enticità: questa mutua dinamica di salvazione è appunto lo Heilige, il sacro.

Recensioni

Marco Viscomi, Il sacro in Martin Heidegger. I “venturi” e “l’ultimo Dio”, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2018, 224 pp., 20 euro (collana: Germanica)

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