L’intento principale a cui questo volume risponde è quello di ricordare la figura di un grande storico della filosofia: Valerio Verra (1928-2001). E come onorarne meglio la memoria se non mettendo a disposizione del lettore due sue conferenze dedicate l’una al tema per il quale molto probabilmente viene più spesso ricordato, cioè l’idealismo tedesco, l’altra alla concezione filosofica che della storia ebbe l’Occidente cristiano? Se nel primo caso, l’intento che Verra si pone è la “decostruzione” dell’idealismo tedesco, nel secondo il suo vasto excursus punta diritto a Hegel, cioè al filosofo a cui aveva dedicato larga parte del suo impegno esegetico. Si nota in entrambe le conferenze non solo il senso di ironia – che si accompagnava sempre a una estrema chiarezza – ma anche la capacità di vedere le idee sempre legate a quella realtà a cui la filosofia non deve mai rinunciare se non vuol essere tacciata di inutile sofisticheria.
Sulla Storia
La scienza, compresa la fisica, ha vissuto della geometria euclidea. Poi nel corso dell’Ottocento sono venute fuori le geometrie non euclidee. Tuttavia, se si chiamano dei fisici a parlare della fisica classica, sappiamo che accettano la geometria euclidea, e se li mettiamo a parlare della fisica contemporanea, sappiamo che accettano le geometrie non euclidee. Mentre se mettete insieme degli storici, sappiamo che non sono d’accordo su niente. Non hanno nessuna necessità, ma anche nessuna possibilità di assiomatizzare dei principi con cui procedere. E allora come si fa? Si usano delle metafore! Anzitutto quella prometeica: l’uomo ha rubato il fuoco agli dèi, col fuoco ha costruito la tecnica, con la tecnica ha costruito la storia. Oppure quella religiosa, e qui già abbiamo una grande biforcazione, tra escatologia ed eterno ritorno: eschaton nel greco antico (ἔσχατον) significa “ultimo”, e quindi le escatologie sono quelle filosofie della storia che pensano che la storia abbia un fine ultimo, di solito dato da Dio, mentre le dottrine dell’eterno ritorno pensano che non ci sia nessun fine ultimo. Oppure organicistica: la storia che cos’è? La storia è vicina alla natura. Spengler l’ha detto meglio di tutti: le nostre civiltà sono come dei fiori o degli alberi, hanno un seme, crescono, fioriscono e poi pian piano decadono e muoiono. O ancora etico-politica: pensiamo per esempio al feudalesimo; socio-economica: facciamo due nomi, Marx – la storia è storia di rapporti economici – e Weber con i suoi “tipi ideali”, come il capitalismo. Il capitalismo non esiste se non come “tipo ideale”, cioè come un modello con cui cerchiamo di capire certe cose che accadono. Si vede subito così quanto sia difficile parlare di storia (parlo di storia non di storiografia, cioè di come si scrive la storia).