Gian Paolo Terravecchia ha conseguito il PhD in filosofia presso l’Internationale Akademie für Philosophie nel Principato del Liechtenstein (1998) e il Dottorato di ricerca presso l’Università di Padova (2011). Coautore di due manuali di storia della filosofia (2008, 2009), ha curato con Luciano Floridi Le parole della filosofia contemporanea (2009). I suoi principali campi di interesse sono la filosofia sociale, l’etica, l’ontologia, le teorie della normatività e della donazione, la storia della filosofia, in particolare il Novecento. Collabora con alcune riviste filosofiche, tra cui APhEx (Analytical and Philosophical Explanation) e Anthropologica. Ha pubblicato numerosi saggi in italiano e inglese. Nel 2004 Terravecchia ha dedicato alla filosofia sociale una monografia: Fenomenologia sociale. Il contributo di Dietrich von Hildebrand.
Pensando ai legami sociali di cui facciamo quotidianamente esperienza, balza all’attenzione che, almeno prima facie, essi si raccolgono in forme fra loro eterogenee. Per fare qualche esempio, una cosa è il legame tra coniugi, altra – se c’è – quello tra vicini di casa, altra ancora il legame tra colleghi di lavoro, e qualcosa di ancora diverso è il legame di cittadinanza fra i membri di uno Stato. Sembrerebbe insomma che, nel fare ontologia del legame sociale, la sfida maggiore consista nel mettere ordine tra le diverse forme di legame sociale, così da raccoglierle in tipologie e stilare un catalogo, mostrando eventualmente ciò che le accomuna tutte. In realtà, le cose non sono così semplici, ammesso che stilare un simile catalogo lo sia. Vi sono, infatti, problemi più urgenti e complessi.
In riferimento agli oggetti quotidiani è relativamente poco problematico fare ontologia: che il David di Michelangelo vada inserito nel catalogo degli esistenti sembra pacifico. Le cose si complicano molto quando invece si comincia a fare metafisica: dobbiamo optare per il dualismo, per il monismo, o per l’eliminativismo? Secondo il dualismo, il marmo che costituisce il David non è tutto, vi è anche la forma. Il monismo, invece, ritiene che la relazione di costituzione, per cui diciamo che il David è costituito di marmo, sia una relazione di identità. Per l’eliminativismo, infine, nella realtà non c’è alcuna statua, ci sono solo sciami di particelle che «davideggiano», cioè sono disposte a forma di David. Va scelto il tridimensionalismo, o il quadridimensionalismo? Si tratta delle posizioni secondo le quali, rispettivamente e per restare all’esempio: (1) il David è un ente a tre dimensioni, come da senso comune; (2) il David è un ente a quattro dimensioni, estendendosi nel tempo, così come nello spazio. La situazione si capovolge, per certi versi, per chi intenda sostenere una posizione non riduzionista sul legame sociale. Molto della metafisica del legame sociale infatti è relativamente poco problematico, perché vi è un sostanziale accordo sulla rilevanza, per il legame di ciò che spiega il che cos’è del legame stesso, cioè la fiducia, la documentalità, il dono, gli atti di istituzione del legame (per esempio, «vi dichiaro marito e moglie», proferito validamente). Quando invece si fa ontologia le cose si complicano. Ciò vale anche se l’ontologia sociale oggi non è campo di controversie come potrebbe, ma solo perché finora non sono molti coloro che vi si sono impegnati, e perché la standard view è, per così dire, negazionista (pur con importanti eccezioni). In quanto segue proverò a mostrare che cambiare radicalmente strada, lasciandosi alle spalle il negazionismo, è un’impresa che merita di essere compiuta.