Georges Didi-Huberman

Georges Didi-Huberman, filosofo e storico dell’arte, insegna all’École Pratique des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. È autore di numerosi saggi, sulla figuratività, la storia delle immagini, la teoria del visuale. Tra le sue opere si ricorda la serie intitolata L’Œil de l’histoire (voll. 1-6, 2009-2016), Storia dell’arte e anacronismo delle immagini (2007), Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze (2010), Phalènes (2013), Désirer désobéir (2019).

La rabbia di Pasolini

Quando, nel 1968, volle riassumere per lo storico Jon Halliday il tentativo de La rabbia, Pasolini disse di non aver esitato di fronte al paradosso di scrivere «in versi» la sua «denuncia marxista della società del tempo».  Due anni prima, in un’intervista di Giorgio Bocca pubblicata sul quotidiano milanese Il Giorno del 19 luglio 1966 – Pasolini era stato invitato a misurarsi con gli “avanguardisti” di sinistra, che gli rinfacciavano una poesia arrabbiata come atteggiamento neo-romantico, giudicata inefficace, rispetto alla necessaria politica rivoluzionaria o alla letteratura impegnata, a condurre nel vivo delle lotte sociali del tempo. Il giornalista introduceva l’intervista descrivendo così il suo interlocutore: «Ecco qui il vecchio Pasolini, cinquanta chili di una rabbia che è solitudine, amore, timidezza, incontinenza, paura, genio. Cinquanta chili di uomo…». Detto ciò, il giornalista pone finalmente la domanda principale: «Volevo chiederle, seriamente, qual è la differenza tra arrabbiato e rivoluzionario». Reazione fisica di Pasolini: «Si passa la mano sul viso e socchiude le palpebre come uno che soffre di un’emicrania permanente». Poi arriva una risposta – ma una risposta in due tempi. Dapprima, Pasolini ammette che il rivoluzionario vuole apportare una modifica «sul piano del reale» al sistema politico esistente, mentre l’arrabbiato urta continuamente contro le barriere di un sistema di cui non può che sentirsi prigioniero. Ma, d’altra parte, il rivoluzionario ha lo scopo di sostituire al sistema vigente un altro sistema che, secondo l’arrabbiato, finirà col restaurare – sono parole di Pasolini – «il moralismo e il perbenismo» di qualsiasi ordine stabilito, fosse pure sulle basi di un precedente ordine abolito. Il rivoluzionario (il cui modello, agli occhi di Pasolini, è Lenin) sarebbe dunque in attesa di un nuovo conformismo, mentre l’arrabbiato (il cui modello sarebbe piuttosto Socrate) non tollera ogni possibile conformismo in tutti i sistemi possibili.

Georges Didi-Huberman
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