Francesca Rigotti

Francesca Rigotti vive e lavora in tre paesi: la Germania, dove prevalentemente studia e ricerca; l’Italia, dove interviene a incontri, dibattiti, lezioni, festival; e la Svizzera, dove insegna, all’Università della Svizzera italiana a Lugano, e partecipa a trasmissioni radiofoniche della Rsi. È una vita varia e un po’ frenetica in alcuni periodi, monocorde e tranquilla in altri. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle procedure metaforiche e analogiche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento politico e nell’esperienza della vita quotidiana. Le pubblicazioni monografiche, tradotte in tredici lingue, seguono quindi prevalentemente i due binari citati; da una parte dunque, tra le altre: Metafore della politica (Bologna 1988), Il potere e le sue metafore (Milano 1992), La verità retorica. Etica, conoscenza, persuasione (Milano 1995), L’onore degli onesti (Milano 1998), Onestà (Milano 2014); dall’altra: La filosofia in cucina (Bologna 1999), La filosofia delle piccole cose (Novara 2004), Il pensiero pendolare (Bologna 2006), Il pensiero delle cose (Milano 2007, Premio Capalbio di Filosofia), Gola. La passione dell’ingordigia (Bologna 2008), Partorire con il corpo e con la mente. Creatività, filosofia, maternità (Torino 2010), Senza figli (con Duccio Demetrio, Milano 2012), Manifesto del cibo liscio (Novara 2015), De senectute (Torino 2018), Buio (Bologna 2020) e L’era del singolo (Torino 2021). Il filo del pensiero (Bologna 2002, poi Orthotes 2021) si è aggiudicato il Premio di Filosofia Viaggio a Siracusa.

Se dall’idea della produzione tramite la filatura di un solo filamento di pensiero, svolto nel dialogo o arrotolato nel silenzio, dipanato nella conversazione o spezzato nell’oblio, si passa all’idea dell’intreccio di fili in una stoffa le cose si complicano ma diventano anche più interessanti. Perché la connessione dei fili, il nexus filorum, è proprio quello che mette insieme i concetti e li carica di senso. Lo fa capire per esempio, nel dialogo platonico Il Sofista, il suggestivo personaggio dello straniero, allorché dichiara che solo da un reciproco intreccio di concetti («allélon tón eidón symploké») può nascere il discorso («lógos»).

L’immagine dell’intreccio delle fibre, del tessuto che emerge dall’intersecarsi del filo della trama tra i fili tesi dell’ordito è presente in ambito letterario come pure in ambito specificamente filosofico; spesso però separare i due contesti è difficile se non impossibile, tanto più che un testo filosofico è di per sé un testo letterario, di una sottospecie specialistica di letteratura che però sempre letteratura è. Proverò qui comunque a partire da un contesto letterario narrativo – secondo lo schema già collaudato nelle pagine precedenti – per entrare poi nel contesto filosofico.

Già in Omero la parola (mýthos) e il consiglio (métis) vengono tessuti in espressioni che vogliono significare «pensare» o «riflettere». Tesse consiglio il vecchio Nestore nell’Iliade, tessono consigli e parole, tutti insieme, gli achei, per decidere se risolvere il conflitto con i troiani con un duello tra Menelao e Paride, in una situazione conversazionale simmetrica, egualitaria e reciproca che incarna con ammirevole anticipo le condizioni dell’etica del discorso di Apel e Habermas. Inoltre, a proposito di Omero si potrebbe notare che un poeta rapsodico come lui i poemi non solo li tesseva, ma anche li cuciva (rapsodia dal gr. rápto, cucire), mettendo insieme parti già tessute da altri.

Appuntamenti

202208gen4:30 pmSocietà Filosofica Italiana: Presentazione di Il filo del pensierodi Francesca Rigotti4:30 pm Società Filosofica ItalianaAppuntamenti:Francesca Rigotti

201618set(set 18)12:00 amPordenonelegge: Incontro con Anna Longo e Francesca Rigotticonversazione su Una donna per amico(settembre 18) 12:00 am Pordenonelegge, PordenoneAppuntamenti:Francesca Rigotti

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