Felice Cimatti insegna Filosofia del Linguaggio all’Università della Calabria. Fra le sue pubblicazioni: Il volto e la parola (2008); La vita che verrà. Biopolitica per “Homo sapiens” (2011); Filosofia dell’animalità (2013); Il taglio. Linguaggio e pulsione di morte (2015); Sguardi animali (2018). Ha curato: Filosofia della psicoanalisi. Un’introduzione in ventuno passi (con Silvia Vizzardelli, 2012); Corpo, linguaggio e psicoanalisi (con Alberto Luchetti, 2013); A come animale. Per un bestiario dei sentimenti (con Leonardo Caffo, 2015). È docente dell’Istituto Freudiano, sede di Roma. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Musatti dalla SPI, Società Psicoanalitica Italiana. È uno dei conduttori del programma radiofonico di attualità culturale Fahrenheit di Radio3 e del programma televisivo Zettel (Fare filosofia e Debate) per Rai Scuola.
La vita estrinseca è quella vita che si vive nell’abbandono alla pienezza del mondo. Leopardi presenta quest’immagine nell’Elogio degli uccelli (1824), all’interno delle Operette morali. Gli uccelli di Leopardi vivono naturalmente quella vita che gli esseri umani, invece, potrebbero vivere se solo fossero capaci della vita degli animali, in particolare degli uccelli, una vita che, in fondo, non è altro che puro «moto». Gli uccelli, infatti, «pochissimo soprastanno in un medesimo luogo; vanno e vengono di continuo senza necessità veruna», e infatti «usano il volare per sollazzo». E così «anche nel piccolo tempo che soprasseggono in un luogo, tu non li vedi stare mai fermi della persona; sempre si volgono qua e là, sempre si aggirano, si piegano, si protendono, si crollano, si dimenano; con quella vispezza, quell’agilità, quella prestezza di moti indicibile. Insomma, da poi che l’uccello è schiuso dall’uovo, insino a quando muore, salvo gl’intervalli del sonno, non si posa un momento di tempo». La vita degli uccelli è la vita della vita, una vita che non rimpiange nulla, e che non spera nulla. Una pura vita. Per questa ragione gli uccelli «veggono e provano nella vita loro cose infinite e diversissime; esercitano continuamente il loro corpo; abbondano soprammodo della vita estrinseca». Ma perché questa vita è «estrinseca», e non è semplicemente una vita? Perché gli uccelli «siccome abbondano della vita estrinseca, parimente sono ricchi della interiore». Il punto è che si tratta di una interiorità che è inseparabile dall’esteriorità, e viceversa. In questo senso la «vita estrinseca» è quella vita in cui la distinzione fra mente e corpo, trascendenza e immanenza, dentro e fuori definitivamente collassa. Una «vita estrinseca» è la vita che vive, infatti, quella peculiare forma di vita umana che è umana senza smettere di essere animale, quella «dei fanciulli»: «perocché nel modo che l’uccello quanto alla vispezza e alla mobilità di fuori, ha col fanciullo una manifesta similitudine; così nelle qualità dell’animo dentro, ragionevolmente è da credere che gli somigli».
bellissimo libro.
grazie per averlo pubblicato e complimenti anche per la veste grafica.
detto in parole semplici, è un libro che mi piace avere con me, riprendere in mano, sfogliare, guardare anche quando non posso leggere.