Etica e natura, Carlo Chiurco, Marco Deodati (cur.)

La natura, intesa in primo luogo (dalla nostra prospettiva umana) come l’ambiente di cui facciamo parte assieme agli altri organismi che coabitano il nostro pianeta, è senza dubbio la nostra “casa”, con la quale – è ormai consapevolezza diffusa – abbiamo intrattenuto un rapporto quanto meno problematico, oggi esacerbato dalla globalizzazione. Ma oltre a questo tema, già di per sé decisivo, il rapporto tra etica e natura coinvolge anche altre questioni formidabili, come il problema del naturalismo, di cui sarebbe difficile non vedere i risvolti in campo politico e sociale, e la polarità naturale/artificiale, sempre più importante alla luce delle questioni inerenti al machine learning e alle sue implicazioni. Il rapporto tra natura, religione e diritto completa infine il panorama dei temi che questo volume ha voluto indagare, in modo esauriente e persuasivo.

Saggi di: Alessia Araneo, Fiorella Battaglia, Luisella Battaglia, Giulia Battistoni, Simona Bertolini, Pierfrancesco Biasetti, Federico Bina, Damiano Bondi, Carlo Brentari, Calogero Caltagirone, Giuseppe Cantillo, Mario De Caro, Barbara De Mori, Valentina Erasmo, Giorgio Erle, Roberto Formisano, Linda Lovelli, Armando Manchisi, Fabio Mazzocchio, Julian Nida-Rümelin, Silvia Pierosara, Ivan Rotella, Leopoldo Sandonà, Luca Scafoglio, Antonio Scoppettuolo, Danilo Serra, Damiano Simoncelli, Sara Songhorian, Andrea Sebastiano Staiti, Federico Zilio

La questione della complessità degli ambiti di ricerca e della pluralità metodologica è in gioco nelle riflessioni che negli ultimi decenni hanno contribuito allo sviluppo dell’ecologia. Come messo in evidenza da più parti, questa si presenta come un sapere sistemico, costitutivamente non settoriale, risultante dagli apporti di molteplici prospettive, radicato all’incrocio di componenti variegate: l’oikos, nel senso più ampio di dimora, non è soltanto physis, ma è luogo di congiunzione tra natura e cultura, struttura di articolazione delle dimensioni fisiche, biologiche, antropologiche, sociali. Tuttavia, a fronte di questa complessità e pluralità si ravvisa in molti casi la tendenza a uniformare, appiattire, ridurre i piani, ricavando in modo acritico le istanze normative dalle semplici esplicazioni scientifiche. Si riaffaccia dunque, sotto altre spoglie, la scorciatoia dell’etica scientifica, che cerca cioè negli strumenti concettuali delle scienze naturali la garanzia della solidità dei propri principi. Nella sua versione ecologica, essa concepisce il mondo come grande comunità biotica, deducendo ex abrupto da determinati fenomeni naturali (come l’omeostasi) norme morali di dubbia consistenza. La consapevolezza dell’unità strutturale e funzionale del mondo vivente non deve però sdoganare facili tentazioni riduzionistiche, quanto piuttosto favorire un’articolazione critica degli ambiti di esperienza e dei relativi saperi, che ne sottolinei la specificità e l’autonomia nel contesto di una costitutiva interrelazione. Anche qui, pertanto, si tratta di pensare l’etica in rapporto a una “natura” liberata dalle strettoie delle forme più unilaterali e ideologiche di naturalismo, sulla base di un confronto costante con la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche, ma anche valorizzando lo specifico apporto creativo che il sapere filosofico è chiamato a fornire in relazione alla sfida di una responsabilità da esercitarsi rispetto all’intero mondo vivente. Da questo punto di vista, l’esigenza che Heidegger pone di pensare in seno alla scienze, oltrepassandole senza svilirle, non denota alcuna volontà di distanziamento o svalutazione, bensì forse il tentativo di un genuino pensare-assieme (Mitdenken), in cui il mit- restituisce tanto il senso di un’impresa plurale, quanto quello di una necessaria fedeltà alla complessità dei fenomeni.

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