Agli inizi degli anni Ottanta del diciannovesimo secolo Berlino è la scena di un ricco e drammatico confronto intorno alle questioni dell’emancipazione ebraica, della duplice appartenenza degli ebrei europei e del nascente antisemitismo razzialista. Il Berliner Antisemitismusstreit rappresenta il punto d’avvio di un dibattito che, proseguendo ininterrottamente fino alla Shoah, coinvolge diverse generazioni di intellettuali tedeschi ed ebrei tedeschi.
Il volume prende in esame gli aspetti filosofici ed etico-politici di questo dibattito che costituisce una fonte preziosa per una riflessione sull’identità europea, sul patrimonio dell’Età dell’Emancipazione, sui legami e le confluenze tra Deutschtum e Judentum.
Gli anni 1879-81 segnano una svolta nella storia degli ebrei tedeschi e in generale di tutta la Germania. Le ripercussioni socio-economiche del crack finanziario del 1873 e, sul piano politico, la fine della “luna di miele” tra Bismarck e il partito nazional-liberale comportano un significativo cambiamento del clima politico-culturale nel nascente impero. Tale situazione si ripercuote direttamente sulla condizione degli ebrei, che, da meno di un decennio, hanno ottenuto la parificazione giuridica.
Sono gli anni nei quali il termine “antisemitismo”, fino ad allora presente solo in alcune opere di linguistica con il significato di “non semitico” (Unsemitisch), per indicare sostanzialmente le lingue non semitiche, si afferma in campo politico-sociale. Il termine individuerà progressivamente ed in maniera inedita, attraverso un processo che subisce una fatale accelerazione in questa decade, un nuovo concetto. Il concetto dell’antisemitismo razziale è figlio della cultura scientista del positivismo quanto delle pratiche amministrative e politiche del colonialismo nella fase imperialista. Come il razzismo e l’eugenetica, con i quali condivide questa genealogia tardo Ottocentesca, si configura come un sapere-prassi nuovo, capace di operare nel presente, saldando indissolubilmente strategie di intervento biopolitico ad un modello di descrizione fortemente riduttivista della realtà sociale analizzata in chiave biologistica. C’è un dibattito in corso intorno al momento preciso nel quale questo antisemitismo razziale si sia saldato stabilmente a quello politico, sono famose in questo senso le pagine della Arendt che vedono solo nell’Affaire Dreyfuss (quindi nell’ultima decade del secolo XIX) il primo episodio; tuttavia, ciò che preme sottolineare, è che questo insieme di fenomeni, nonostante dimostri una evidente continuità genealogica e morfologica con la longue durée dell’antigiudaismo religioso, rappresenta una novità assoluta nella storia della civiltà occidentale.