Ernesto Laclau

Ernesto Laclau (1935-2014) è stato professore di Teoria politica presso l’Università di Essex, e professore emerito di scienze umane e studi retorici all’Università Northwestern. È autore di Hegemony and Socialist Strategy (con Chantal Mouffe, 1985), The Making of Political Identities (1994), New Reflections of the Revolution of Our Time (1997). In italiano sono usciti La ragione populista (2008) e Dialoghi sulla sinistra. Contingenza, egemonia, universalità (con Judith Butler and Slavoj Žižek, 2010).

Io vedo l’“emancipazione” – concetto che è stato parte del nostro immaginario politico per secoli e della cui disintegrazione siamo oggi testimoni – organizzata intorno a sei dimensioni distintive. La prima è quella che potremmo chiamare la dimensione dicotomica: tra il momento emancipatorio e l’ordine sociale che lo ha preceduto c’è un abisso assoluto, una discontinuità radicale. La seconda può essere considerata una dimensione olistica: l’emancipazione influenza tutte le aree della vita sociale e c’è una relazione di embricatura essenziale tra i suoi vari contenuti in queste diverse aree. Alla terza dimensione ci si può riferire come dimensione della trasparenza: se l’alienazione nei suoi vari aspetti – religiosi, politici, economici, eccetera – è radicalmente estirpata, rimane solo l’assoluta coincidenza dell’essenza umana con se stessa e non c’è spazio per nessuna relazione o potere di rappresentazione. L’emancipazione presuppone l’eliminazione del potere, l’abolizione della distinzione soggetto/oggetto, e la gestione – senza opacità o mediazione – degli affari comunitari da parte di agenti sociali identificati col punto di vista della totalità sociale. È in questo senso che nel marxismo, per esempio, il comunismo e il deperimento dello stato si implicano logicamente a vicenda. Una quarta dimensione è la preesistenza di ciò che deve essere emancipato rispetto all’atto di emancipazione. Non c’è emancipazione senza oppressione, e non c’è oppressione senza la presenza di qualcosa che viene ostacolato nel suo libero sviluppo da forze oppressive. L’emancipazione non è, in questo senso, un atto di creazione quanto di liberazione da qualcosa che precede l’atto liberatorio. In quinto luogo, possiamo parlare di una dimensione del fondamento che è intrinseca al progetto di ogni emancipazione radicale.

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