Giovanni Sgro’, Friedrich Engels e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca

Il presente volume si propone di ricostruire alcuni nodi teorici fondamentali dell’opera filosofica dell’ultimo Engels (1873-1895), in particolare la sua interpretazione della dialettica hegeliana e la sua valutazione del ruolo svolto da Feuerbach nel processo di dissoluzione del sistema speculativo hegeliano e nel conseguente processo di formazione della concezione materialistica della storia. La conclusione cui giunge la presente ricerca è che il tardo Engels non abbia fatto sostanzialmente altro che riproporre, dopo più di quarant’anni, le stesse tesi elaborate durante la propria formazione filosofica (1841-1846), avvenuta negli ambienti della Sinistra hegeliana, e che di conseguenza non sia tanto Feuerbach a rappresentare il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, quanto piuttosto Engels stesso.

Engels non è Marx

Engels mostra in più occasioni di essere perfettamente consapevole del «ruolo» che gli era toccato in seguito alla divisione del lavoro fra lui e Marx e della superiorità di Marx in questioni teoriche. Il giorno stesso della morte di Marx (14 marzo 1883), Engels comunica a Eduard Bernstein quanto «prezioso» fosse il suo giudizio «dal punto di vista teorico e, in tutti momenti decisivi, anche dal punto di vista pratico». Insieme a Marx «negli anni a venire uscirà di scena anche la grande ampiezza della sua visione [seine großen Gesichtspunkte]» ed Engels ammette francamente che «sono cose di cui noi altri non siamo all’altezza».

Nell’autunno 1884, a circa un anno e mezzo di distanza dalla morte di Marx, Engels riformula chiaramente, in una famosa lettera a Johann Philipp Becker (1809-1886), il ruolo che gli era toccato e non manca di esprimere le sue perplessità.

Da quando abbiamo perso Marx, il guaio [Pech] è che io lo devo sostituire. Per tutta la vita io ho fatto ciò per cui ero stato creato, ho suonato cioè il secondo violino, e credo anche di aver svolto il mio ruolo [meine Sache] in modo del tutto passabile e sono stato felice di aver avuto un primo violino così famoso come Marx. Se ora devo improvvisamente prendere il posto di Marx in questioni di teoria [in Sachen der Theorie] e suonare il primo violino, ciò non può avvenire senza che si prendano delle cantonate [ohne Böcke], e nessuno lo avverte più di me. Solo quando i tempi si faranno un po’ più movimentati, solo allora ci diventerà ben percepibile quel che abbiamo perso con Marx. Nessuno di noi ha quella visione d’insieme [Überblick] con cui egli in un dato momento, in cui si doveva agire rapidamente, riusciva sempre a cogliere ciò che era opportuno fare [das Richtige] e subito si dirigeva verso il punto decisivo. In tempi tranquilli accadeva di tanto in tanto che gli eventi dessero ragione a me rispetto a lui, ma nei momenti rivoluzionari il suo giudizio era quasi infallibile.

Recensioni

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201822feb(feb 22)2:00 pmRipensare Marx e Engels, tra filosofia e filologiadi Giuliano Guzzone(febbraio 22) 2:00 pm marxismo oggi, RomaRassegna stampa:Friedrich Engels

201719mag(mag 19)2:00 pmDialettica e Filosofia: Friedrich Engelsdi Giuseppina Prejanò(maggio 19) 2:00 pm Dialettica e Filosofia, LecceRassegna stampa:Friedrich Engels

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