Theodor Lipps, Scritti sull’empatia

Che cos’è l’empatia? Che cosa ci accade quando sentiamo la disperazione di Faust o la rabbia di Mosè? Ecco le domande a cui risponde Theodor Lipps nei saggi raccolti in questo volume. L’esperienza empatica non può essere ridotta a semplice sensazione organica, ma neanche descritta come se fosse un processo del solo pensiero che non coinvolge la sfera emotiva e la corporeità. L’empatia si costituisce invece come un meccanismo psicologico in grado di fungere da anello di congiunzione, intermedio ma autonomo, tra fisiologia e psicologia, corpo e mente, natura e spirito.

Empatia

L’empatia ‒ che è un sentirsi in qualcosa di diverso da me, percepibile o percepito sensorialmente ‒ Witasek vuole sostituirla con la co-rappresentazione di qualcosa di psichico in un oggetto sensoriale.

Qui si pone subito la questione di cosa stia a significare questa co-rappresentazione, ovvero in che cosa debba consistere questo co-rappresentare. L’idea sembra questa, o potrebbe essere questa: quando vedo un gesto, alla percezione del gesto è associata ‒ attraverso l’esperienza, oppure secondo la legge della “contiguità” ‒ la rappresentazione chiara di qualcosa di psichico, per esempio una rappresentazione di orgoglio, di tristezza o simili.

Colui il quale è di questa opinione ha anche il compito di dimostrare come questa associazione sia possibile, oppure come possa verificarsi. Finché questo compito non viene assolto, l’opinione in questione rimane una vuota affermazione. Nessuno è finora riuscito a dimostrare il modo in cui, queste presupposte associazioni del “contatto” o della “contiguità”, possano effettivamente verificarsi e nessuno riuscirà a dimostrarlo. Non esiste nulla di simile a una tale presunta dimostrazione. E in ogni caso, questo concetto di associazione non sarebbe comunque sufficiente; che un gesto possa sembrarmi un’espressione di orgoglio o di tristezza, oppure, in altre parole, che quel gesto esprima effettivamente ‒ per me o per la mia coscienza ‒ orgoglio o tristezza, e che, nel percepire questo gesto, ad esso si associ o non si associ una rappresentazione di orgoglio o di tristezza, entrambe queste affermazioni non vogliono dire la stessa cosa.

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