Luisa Muraro, Tre lezioni sulla differenza sessuale e altri scritti

«L’Uomo non esiste», scrive Luisa Muraro, «esistono uomini e donne». Questo, tra l’altro, significa che prescindere da tale differenza non è così facile come spesso si crede quando si accetta di guardare gli altri o se stessi solo come individui o solo come cittadini o solo come persone o solo come soggettività o solo come lavoratori. In questi tentativi di saltare al di là della tua differenza sessuale, rischi sempre di perdere il contatto con la tua singolare esperienza e dunque di trovarti là, nella posizione dell’individuo o del cittadino o della persona, avendo lasciato qua ciò che ti rende quello o quella che sei, il tuo desiderio, le tue aspirazioni, la storia dei tuoi scacchi, la memoria delle relazioni significative che vivi o hai vissuto.
Una delle idee di questo libro è che non si riesce ad essere fedeli a se stessi e anche alla realtà a cui, per vivere, si deve rispondere, se non si offre un giusto posto simbolico al proprio essere donna o uomo in un mondo di donne e uomini.
La crisi dell’interpretazione tradizionale del significato e del ruolo della differenza sessuale non porta da sola con sé la libertà agli uomini e alle donne: occorre la tessitura di un nuovo ordine simbolico. Molte donne hanno pensato e lavorato in questo senso e Muraro mostra la forza e la ricchezza dei loro guadagni: la mostra anche agli uomini disponendosi in attesa di quella ricerca da parte loro che oggi, da alcuni, è stata cominciata.

Il concetto di genealogia femminile prende forma in Irigaray nel corso delle sue analisi dei miti e delle tragedie greche, miti e tragedie in cui lei vede rispecchiarsi la nascita del patriarcato e la fine violenta di una società governata da divinità femminili. Seguirò dunque Irigaray nelle sue analisi, ma questo non deve farvi credere che allora vi inviti a lasciare il presente: a me non interessano i miti antichi ma il presente e nel presente il pensiero di Luce Irigaray. La seguo così come posso seguire Simone Weil nella sua lettura dell’Iliade: le seguo dove vanno perché mi interessano le risposte che loro possono darmi.

Le domande partono dal presente, le risposte o le non risposte tornano al presente. L’enigma è iscritto nel qui e ora. La questione della genealogia per una donna si pone dal luogo (o non luogo o luogo inabitabile) del suo rapporto con quella donna che è stata, è sua madre. La questione della genealogia non si pone dunque nell’esteriorità, anche se poi possiamo formularla nell’esteriorità. Nasce e si pone da qualcosa che mi costituisce, mi aderisce.

Nella società corre il detto: «mater semper certa», che rispecchia un’esperienza di uomini. Gli uomini non s’immaginano lo sforzo di fede che, a volte, una donna deve fare per dirsi: questa è mia madre, perché l’evidenza sociofisiologica, per quanto grande, a volte non basta a compensare la devastazione del suo rapporto con la madre.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

X