Trattare della legge naturale significa prendere in esame un concetto che ha una lunga storia: esso trova le proprie radici nel pensiero greco, conosce un importante sviluppo nella speculazione medievale ed è oggetto della riflessione sia moderna sia contemporanea. Il presente studio si concentra su uno dei momenti cardine di questa lunga storia: la proposta di Tommaso d’Aquino.
Nel fare ciò, esso intende valorizzare due imprescindibili acquisizioni tommasiane. Anzitutto, il nesso fra la legge naturale e la natura – cioè la struttura propria – dell’essere umano, mostrando come ciò non comporti la restituzione di un’immagine deterministica dell’uomo a scapito della sua costitutiva libertà, bensì consenta di chiedersi che cosa tuteli e promuova l’autentico dispiegarsi dell’attività libera umana. In secondo luogo, lo studio dà il dovuto rilievo al legame fra la legge naturale e il bene senza limiti che l’uomo, per propria costituzione, desidera: in quest’ottica, la dottrina della legge naturale si configura come ciò che custodisce l’essere umano nella sua identità di animale “fatto per l’infinito”.
In Summa contra Gentiles, Lib. II, cap. LXVI, l’Aquinate offre alcuni utili spunti per pensare le modalità concrete secondo cui l’anima, la quale ha natura incorporea, agisce sul materiale fisico per strutturare la propria estroflessione corporea. Essendo la corporea e la spirituale due dimensioni differenti con caratteristiche differenti, risulta chiaro che non possono tra di loro mescolarsi, né toccarsi nel senso del contatto quantitativo e fisico (tactus proprie sumptus): quest’ultimo è infatti proprio dei soli corpi, mentre nella relazione in oggetto vediamo la presenza di corporeità solo da uno dei due lati. Si realizzerà dunque un contatto di diverso genere, ovverosia un contatto qualitativo e alterante proprio dell’azione delle forme (tactus virtutis). In che cosa si distinguono questi due tipi di contatto? In primo luogo, scrive l’Aquinate, nel contatto quantitativo l’azione di contatto coinvolge ambedue (o più) elementi; nel qualitativo invece solo uno: quello che riceve l’azione alterante. In secondo luogo, mentre nel quantitativo a toccarsi sono due elementi divisibili (essendo contatto tra due corpi, entrambi rubricabili sotto la categoria della quantità), nel qualitativo si può realizzare il contatto tra l’indivisibile (l’anima, che, essendo spirituale, è incorporea e quindi non cade sotto la categoria della quantità) e il divisibile (il materiale corporeo). In terzo luogo, mentre nel quantitativo il contatto avviene tra due estremi, nel qualitativo ciò che viene toccato viene coinvolto nella sua totalità. In quarto e ultimo luogo, nel caso del contatto quantitativo gli elementi sono l’uno al di fuori dell’altro; al contrario, nel caso del qualitativo l’elemento agente compenetra il paziente.