Problema della conoscenza e problema morale

Hume si propone di fare una scienza dell’uomo. Qual è il suo progetto fondamentale? Una scelta si definisce sempre in funzione di ciò che esclude, un progetto storico è una sostituzione logica. Per Hume si tratta di sostituire a una psicologia della mente una psicologia delle affezioni della mente. La psicologia della mente è impossibile, incostituibile, non potendo trovare nel suo oggetto né la costanza né l’universalità necessarie; soltanto una psicologia delle affezioni può costituire la vera scienza dell’uomo.

In tal senso Hume è un moralista, un sociologo prima di essere uno psicologo: il Trattato mostrerà che le due forme in cui la mente è affetta sono essenzialmente il passionale e il sociale. Che tra loro si implicano, garantendo l’unità dell’oggetto di una scienza autentica. Da una parte la società pretende da ognuno dei suoi membri, si attende da loro l’esercizio di reazioni costanti, la presenza di passioni suscettibili di fornire dei moventi e dei fini, dei caratteri collettivi o particolari: «Un principe che impone una tassa ai suoi sudditi si aspetta la loro condiscendenza». Dall’altra, le passioni implicano la società come il mezzo obliquo attraverso cui soddisfarsi. Nella storia, questa coerenza tra il passionale e il sociale si rivela infine come unità interna: la storia ha per oggetto l’organizzazione politica e l’istituzione, studia i rapporti tra il movente e l’azione nel massimo di circostanze date, manifesta l’uniformità delle passioni umane. Insomma, la scelta dello psicologo potrebbe bizzarramente esprimersi così: essere un moralista, un sociologo, uno storico prima di essere uno psicologo, e per essere uno psicologo. Qui il contenuto del progetto della scienza dell’uomo incontra la condizione che rende possibile una conoscenza in generale: bisogna che la mente sia affetta. Di per sé, in sé, la mente non è una natura, non è oggetto di scienza. La questione che tratterà Hume è perciò la seguente: come la mente diventa una natura umana?

“Si tratta di sostituire a una psicologia della mente una psicologia delle affezioni della mente”

È vero che l’affezione passionale e sociale è soltanto una parte della natura umana. Dall’altra c’è l’intelletto, l’associazione di idee. Ma si parla così soltanto per convenzione: Hume dice che il vero senso dell’intelletto è appunto quello di rendere socievole una passione, sociale un interesse. L’intelletto riflette l’interesse. Se possiamo considerarlo d’altra parte come una parte distinta, è alla maniera del fisico, che scompone un movimento pur riconoscendo che è indivisibile, non composto. Perciò non dimenticheremo che in Hume i due punti di vista coesistono: la passione e l’intelletto si presentano, in una certa maniera che resta da precisare, come due parti distinte; ma in sé l’intelletto non è che il movimento della passione che diventa sociale. Talvolta vedremo l’intelletto e la passione costituire due problemi distinti, altre volte come l’uno si subordini all’altra. Ecco perché, anche studiato a parte, l’intelletto deve in primo luogo farci comprendere meglio il senso generale della precedente questione.

Hume ribadisce continuamente l’identità tra la mente, l’immaginazione e l’idea. La mente non è una natura, non ha una natura. È identica all’idea nella mente. L’idea è il dato in quanto dato, è l’esperienza. La mente è il dato. È una collezione di idee, non un sistema. E la questione precedente potrebbe esprimersi così: come una collezione diventa un sistema? La collezione di idee si chiama immaginazione nella misura in cui designa non tanto una facoltà, ma un insieme, l’insieme delle cose, nel senso più vago del termine, che sono ciò che appaiono: collezione senza album, messa in scena senza teatro, o anche flusso delle percezioni: «E non si fraintenda il paragone del teatro […] noi non abbiamo la più lontana nozione del posto dove queste scene vengono rappresentate, o del materiale di cui [la mente] è composta». Il luogo non si distingue da ciò che ha luogo, la rappresentazione non ha luogo in un soggetto. In termini più precisi, la questione potrebbe anche essere questa: come la mente diventa un soggetto? Come l’immaginazione diventa una facoltà?

Senza dubbio Hume ripete costantemente che l’idea si trova nell‘immaginazione. Ma in questo caso la preposizione non designa l’inerenza a un soggetto qualsiasi, ma è utilizzata metaforicamente per escludere dalla mente in quanto tale un’attività diversa dal movimento dell’idea, per assicurare l’identità tra la mente e l’idea nella mente. Il che significa che l’immaginazione non è un fattore, un agente, una determinazione determinante; ma un luogo che si deve localizzare, cioè individuare, è qualcosa di determinabile. Nulla si fa attraverso l’immaginazione, tutto si fa nell‘immaginazione. Non è nemmeno una facoltà di formare delle idee: la produzione dell’idea attraverso l’immaginazione non è che una riproduzione dell’impressione nell’immaginazione. Certo, l’immaginazione ha una sua attività; ma questa attività è senza costanza e senza uniformità, fantasiosa e delirante, è il movimento delle idee, l’insieme delle loro azioni e reazioni. In quanto luogo delle idee, la fantasia è la collezione degli individui distinti. In quanto legame delle idee, è il movimento che corre da un capo all’altro dell’universo creando draghi fiammeggianti, cavalli alati, giganti mostruosi. Al fondo della mente c’è il delirio, oppure, il che è lo stesso secondo altri punti di vista, il caso, l’indifferenza. L’immaginazione in sé non è una natura, ma una fantasia. La costanza e l’uniformità non si trovano nelle idee che io ho. Non più di quanto si trovino nella maniera in cui le idee sono collegate dall’immaginazione: questo collegamento avviene a caso. La generalità dell’idea non è un carattere dell’idea, non appartiene all’immaginazione: è un ruolo che ogni idea può svolgere sotto l’influsso di altri princìpi, non la natura di un tipo di idee.

“Nulla si fa attraverso l’immaginazione, tutto si fa nell’immaginazione”

E quali sono questi altri princìpi? Come l’immaginazione diventa una natura umana? La costanza e l’uniformità si trovano soltanto nella maniera in cui le idee sono associate nell’immaginazione. L’associazione secondo i suoi tre princìpi (contiguità, somiglianza e causalità) supera l’immaginazione, è qualcosa di diverso. Perché la affetta. Nell’immaginazione trova il suo correlativo e il suo oggetto, non la sua origine. L’associazione è una qualità che unisce le idee, non una qualità delle idee.

Tratto da Gilles Deleuze, Empirismo e soggettività, Orthotes 2018

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