Questo piccolo David Hume, di cui Gilles Deleuze è coautore assieme ad André Cresson, è apparso in una collana divulgativa rivolta agli studenti nei primi mesi del 1952 – l’anno che precede il suo esordio filosofico “ufficiale” con Empirismo e soggettività, l’importante Saggio sulla natura umana secondo Hume. Oltre a testimoniare del precoce interesse manifestato da Deleuze nei confronti del filosofo scozzese, in questa monografia “a quattro mani” si possono riconoscere tutti i temi principali della sua originale interpretazione. Lasciando a Cresson l’onere dell’esposizione della filosofia teorica dell’autore, Deleuze esplora, valorizza e ricerca invece tutti quegli aspetti che caratterizzano la pratica dell’uomo in società – dalla morale all’estetica, e dalla critica della religione alla politica – per mostrare che «Hume è innanzitutto un moralista, e dunque un sociologo, uno storico, prima di essere un filosofo», e per poterlo essere veramente. Il volume è corredato da un’ampia selezione di Estratti dalle opere di Hume, sempre a cura di Deleuze, che permette di approfondire la base testuale su cui si fonda la sua originale interpretazione. In Appendice la trascrizione di una lettura radiofonica, risalente al 1956, intitolata: Artificio e società nell’opera di Hume.
Hume è uno dei filosofi inglesi più famosi del XVIII secolo. Della sua opera la tradizione filosofica ha conservato essenzialmente due punti: da una parte la teoria dell’associazione di idee, in cui Hume mostra come un’idea o una sensazione ne rievoca un’altra, e dall’altra la sua celebre analisi del principio di causalità.
Ma se consideriamo l’insieme della sua opera, e se la poniamo nel quadro generale del XVIII secolo, possiamo senz’altro vedere che la sua portata è molto maggiore, e soprattutto altra. In primo luogo, già il titolo delle sue opere (Trattato sulla natura umana; Ricerca sui princìpi dell’intelletto umano; Ricerca sui princìpi della morale; Discorsi morali e politici; infine opere sulla Storia d’Inghilterra e opere di economia politica, di cui Hume deve essere considerato come uno dei fondatori) mostra che la sua preoccupazione costante non concerne il punto di vista della conoscenza. La cosa più importante per lui non è l’analisi dell’associazione di idee, e nemmeno l’analisi della causalità. La cosa più importante è certamente la storia, il diritto, le istituzioni, la legislazione, cioè tutti i campi di una pratica dell’uomo nella società.
Nella filosofia moderna è accaduto spesso che l’associazionismo, la teoria dell’associazione, sia stato assunto come vittima e come bersaglio favorito. Ma sempre a condizione di mutilarlo. Nel pensiero di Hume, e in tutta la sua opera, l’associazione di idee e la dottrina della conoscenza sono solo un tema subordinato, che trova il suo senso soltanto nella storia, nel diritto, nella legislazione, nella pratica dell’uomo. E in questo Hume appartiene al XVIII secolo.