Jacopo Vignola, Trascendenze immanenti. Da Kant a Marcuse

Kant-MarcuseIl volume centra l’attenzione sul sapere filosofico inteso come capacità di superare le pre-stabilite categorie della realtà e del pensiero evitando la dipendenza da un piano che non sia quello concreto-immanente da cui si schiudono le molteplici prospettive di lettura fornite. È infatti solo interpretando la trascendenza come azione del trascendere, del superare, che diventa possibile, per la filosofia, riscattare la verità che le è propria. Dal giudizio estetico kantiano alla «sensibilità radicale» di Marcuse, passando per l’orizzonte energetico del pensiero di Stirner e l’eterno-differire di Nietzsche, l’Autore scorge uno spazio problematico comune, in grado di creare connessioni e ponti comunicativi spesso trascurati dalla storiografia tradizionale. In tal senso, sfuggendo ad ogni forma di riduzionismo o di tecnicismo accademico, l’andare-oltre della filosofia rivela il suo incomparabile fascino e la sua sempre più urgente necessità.

Riscattare il dionisiaco: la dissoluzione della morale

La necessità socio-politica di stabilità e sicurezza ha portato l’uomo occidentale a sacrificare la dimensione problematica della verità in nome di quella dogmatica. Per comprendere l’importanza che Nietzsche attribuisce all’istinto della paura quale fondamento della conoscenza concettuale, può esserci utile riflettere sul primo capitolo di Verità e menzogna in senso extra-morale (1873), in cui viene mostrato come, essendo la parola nient’altro che uno stimolo sensibile, non vi è alcuna possibilità di distinguere tra sensazione e realtà oggettiva esterna ad essa. Proseguendo in tale direzione, il fatto che esistano nel mondo diverse lingue, costituisce per Nietzsche una prova addizionale dello iato incolmabile tra parola ed oggetto, giacché, se quest’ultimo fosse il contenuto della prima, sarebbe inutile l’esistenza di molteplici registri linguistici.

Ora, sebbene tali considerazioni possano essere opinabili, non dobbiamo dimenticare che a Nietzsche servono come argomento di critica nei confronti della metafisica occidentale, soprattutto di quella inaugurata da Cartesio, fondata sulla coincidenza tra verità e certezza. Come ci ricorda Bernhard Taureck, lungi da configurarsi come universale, per Nietzsche la certezza non è altro che una determinazione soggettiva: il certo non coincide col vero, altrimenti la parola di colui che ha la certezza di ciò che dice, dovrebbe sempre – almeno in potenza – riflettere la realtà oggettiva (ma di questo siamo più che legittimati a dubitare). Conseguentemente, la stessa validità del concetto risulta arbitraria, anzi, ancor più lontana dal vero di quanto non fosse già la parola, giacché, di quest’ultima, rappresenta nulla più di una mera astrazione.

Recensioni

Jacopo Vignola, Trascendenze immanenti. Da Kant a Marcuse, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2018, 144 pp., 17 euro (collana: Germanica)

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