Andrea Di Giampaolo, Cusano riformatore

Alla questione della riforma Niccolò Cusano consacrò tutta la sua vita, impegnandosi con energia nella correzione delle storture e degli eccessi che caratterizzavano la Chiesa del suo tempo. Le sue azioni in questa direzione furono profondamente ispirate dai motivi fondamentali della sua riflessione filosofica, politica e teologica. A oggi molti studi si sono diffusamente occupati dell’attività di riforma di Cusano, considerando tuttavia aspetti isolati del suo pensiero o singole fasi della sua biografia. Questo libro intende invece offrire al lettore una riflessione organica sul tema, a partire dalla ricostruzione dei dibattiti politici ed ecclesiologici che hanno interessato il mondo europeo tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. Lo scopo è quello di mettere in luce cesure ed elementi di continuità nell’approccio di Cusano al tema della riforma, ricostruendo la vicenda dell’autore nelle sue tappe fondamentali.

Cusano arrivò a Basilea nel febbraio del 1432 come procuratore di Ulrico di Manderscheid, il decano della cattedrale di Colonia. Dopo il suo arrivo fu incorporato nel concilio e assegnato alla deputatio pro fide. Durante il suo soggiorno a Basilea, partecipò attivamente alle discussioni con i rappresentanti hussiti per la ricomposizione dello scisma boemo e al dibattito sulla supremazia del concilio sul papa. Nonostante i numerosi impegni che articolavano l’agenda dei lavori conciliari, Cusano ebbe modo di redigere in questo periodo la sua prima grande opera: il De concordantia catholica.

Non è possibile stabilire con precisione quando Cusano abbia iniziato a redigere il De concordantia catholica. Il passaggio dai lavori preliminari, alla scrittura di testi poi riciclati nell’opera, fino alla vera e propria stesura di quest’ultima è molto fluido. Un primo nucleo del De concordantia catholica può essere identificato nel trattato De maioritate auctoritatis sacrorum conciliorum supra auctoritatem papae, scritto da Cusano nel contesto delle discussioni sul cosiddetto «decretum irritans», al centro del quale c’era la questione fondamentale se un concilio potesse o meno privare il papa di diritti giurisdizionali, legati in particolare al conferimento dei benefici. La somiglianza tra il De concordantia e il De maioritate è stata più volte sottolineata dagli studiosi. Dalle corrispondenze, spesso letterali, tra le due opere, Meuthen ha concluso la loro origine comune, riconoscendo una priorità al De maioritate, il quale rappresenterebbe quindi una sorta di lavoro preparatorio.

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