Claudio Napoleoni (L’Aquila, 5 marzo 1924, Andorno Micca, 31 luglio 1988) è stato uno dei grandi protagonisti del dibattito politico ed economico italiano a partire dagli anni Cinquanta del Novecento. Curatore nel 1956 del Dizionario di Economia Politica, e fondatore nel 1962 insieme a Franco Rodano della Rivista Trimestrale, è autore di fondamentali saggi di interpretazione dell’intero corso del pensiero economico, fra cui Smith Ricardo Marx e Valore. Partecipa alla politica attiva come deputato (1976) e poi senatore (1983). Il Discorso sull’economia politica e gli scritti raccolti postumi in Dalla scienza all’utopia e in Cercate ancora costituiscono il suo testamento teorico e politico.
Il capitale
È noto che nell’impostazione neoclassica (ma anche in quella classica prima di Marx) il “capitale” è considerato una dimensione permanente dell’attività economica, mediante la sua identificazione col carattere indiretto della produzione, che è appunto una caratteristica generale, permanente dell’economia. Si dà capitale in quanto l’attività produttiva non si svolga – ma non si svolge mai – desarmata manu; è in questo senso naturalmente che Böhm-Bawerk può parlare di “infiniti gradi di ‘capitalismo’” in funzione degli infiniti valori che può assumere la proporzione tra lavoro diretto e lavoro indiretto. Tuttavia, nello svolgimento effettivo della teoria, la realtà, in qualche modo, s’è imposta, dettando le condizioni logiche e storiche specifiche alle quali un insieme di mezzi di produzione può esser definito capitale. In effetti, un insieme di mezzi di produzione non può ancora essere definito un capitale se non esiste la possibilità di metterlo in rapporto, e anzi se non viene messo effettivamente in rapporto, con qualche altra cosa, che, nell’ambito di tale rapporto, viene ad assumere la natura del profitto. Se questa correlazione, specificata in un rapporto aritmetico, il saggio del profitto, non si dà, né l’insieme dei mezzi di produzione può essere chiamato capitale né il sovrappiù può essere chiamato profitto: i due termini del rapporto si pongono rispettivamente come capitale e come profitto solamente nell’ambito, e in forza, di quel rapporto medesimo.