Claudia Navarini è professore associato di Filosofia morale presso l’Università Europea di Roma, dove dal 2015 presiede il corso di studi in Scienze e Tecniche Psicologiche. Le sue ricerche attuali si concentrano sul rapporto fra virtù e bioetica, fra virtù e neuroscienze, e sul ruolo di alcune virtù specifiche dell’agire morale, come il coraggio, la speranza, la saggezza pratica. Fra i suoi precedenti volumi: Etica della metafora. Una rilettura di George Lakoff (Milano 2007) e Autonomia e immaginazione morale. Etica, bioetica e neuroscienze (Roma 2012).
L’etica della cura
«Non sorprende affatto […] che l’idea di un’etica della cura sia stata sviluppata originariamente dalle femministe». Mettendo a confronto l’etica delle virtù con l’etica della cura, Alan Thomas osserva che i lavori pionieristici di Carol Gilligan e di Nel Noddings possono trovare un’importante giustificazione storica nell’esigenza lasciata inevasa dalla dottrina aristotelica, e greca in genere, delle virtù, ovvero il fatto che la virtù greca era incarnata dall’uomo politico, dal cittadino maschio libero che godeva dei diritti civili. La scarsa considerazione sociopolitica, ma anche morale, di cui godevano altre figure, come le donne e gli schiavi, ha continuato secondo Thomas a risuonare, almeno parzialmente, nella contemporaneità attraverso questioni etico-civiche legate al genere, sollecitando appunto la speculazione delle pensatrici del femminismo inglese e tedesco del Novecento. Che è quanto dire: la teoria della virtù aristotelica si modellava sui soggetti “forti” e pienamente autosufficienti, lasciando in ombra le categorie socialmente più fragili o meno riconosciute, e questo portava ad una classificazione delle virtù che, ad esempio, svalutava aspetti del carattere come l’umiltà o la modestia e ne valorizzava altri come la grandiosità e l’orgoglio. È chiaro che questa interpretazione di Thomas non inficia il grande valore teorico e sistematico che la trattazione aristotelica ha apportato alla comprensione delle virtù, ma consente una lettura culturale del contesto aristotelico che risulta utile per spiegare, almeno parzialmente, la sensibilità sviluppata dalle rappresentanti dell’etica femminista verso le virtù stesse.