Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947) è stato un poeta e uno scrittore svizzero di lingua francese. Arrivato a Parigi nel 1902 pubblica le prime poesie e il suo primo romanzo, Aline (1905). Rientrato in Svizzera, nel 1914 fonda la rivista Cahiers vaudois. Il primo numero contiene Raison d’être, il manifesto in cui esprime la sua volontà di profonda identificazione con la natura, il paese e la lingua romanda. Nel 1918 scrive il testo de l’Histoire du soldat, musicato da Igor Stravinskij.
E adesso, Stravinskij, dove siete? Siete così lontano da me nello spazio, e siete (ormai) lontano da me nel tempo. Non vi ho quasi più rivisto, in questi ultimi anni, solo due o tre volte nel vostro studio da Pleyel, in via Rochechouart (il vecchio Pleyel) e troppo di fretta. Forse siete cambiato, forse non siete più lo Stravinskij che avevo conosciuto. Forse questi “ricordi”, se mai vi giungeranno, non vi piaceranno nemmeno, forse me ne vorrete per averli scritti. Devo confessarvi che in un primo tempo avevo pensato di aggiungere una sorta di introduzione in cui avrei spiegato le ragioni per cui non avrei dovuto scriverli e le ragioni per le quali li ho scritti comunque. Mi piace pensare che queste ultime saranno evidenti più avanti. Ciò che voglio rilevare qui sono le ragioni contrarie, voglio dire quanto sia difficile parlare di voi, per me più di chiunque altro. I miei diritti sono forse di natura così intima che ho esitato ad avvalermene. Non sono un critico e ancor meno un tecnico; non sono uno di quelli che ascoltando la vostra musica e quella che chiamano la sua evoluzione, possono sviluppare in termini speciali e speciosi, una loro personale teoria; ne sarei assolutamente incapace, mentre questi credono, o almeno fanno credere, di essere in grado di definire il ruolo che avete avuto fino a qui (e che spero continuiate e continuerete ad avere ancora) nella storia della musica contemporanea e di quella non contemporanea, quella di ieri, quella di oggi, quella di domani, la russa, la non russa, l’europea, la non europea. Ad esempio sono assolutamente incapace di dire se siete un “classico” o un “romantico”, o ancora, nel caso in cui non foste né classico né romanico, se avete inaugurato un nuovo genere di cui per ora siete il solo rappresentante. D’altra parte siete “famoso”, appartenete alla categoria di coloro che i giornali chiamano “celebrità mondiali”.