Carmelo Meazza

Carmelo Meazza è Professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Sassari. È autore di interventi e saggi su tematiche dell’area ermeneutica-fenomenologica. Tra i suoi studi si segnalano i volumi: La comunità s-velata. Questioni per Jean-Luc Nancy (Napoli 2010), L’evento esposto come evento d’eccezione (Roma 2012), L’effetto del reale e la prossimità del tra-noi (Napoli 2018), La scena del dato (Roma 2019).

Chiamiamo esposizione un certo abbandono della differenza di essere ed ente.

L’ esposizione non accade o accade in un’insidiosa copertura o velatura quando essere ed ente si trovano in differenza ontologica. Fino a quando un’ontologia è solcata dal regno di questa differenza l’esposizione si sottrae nel velo di una singolare copertura. È la differenza stessa che fa velo e impone un’economia di svelamento. Per la radicalità del pensiero niente è più insidioso di questa combinazione di differenza e di velatura.

Dobbiamo pensare l’esposizione come ciò che accade al limite estremo della differenza. In un limite così estremo una differenza differisce sempre dal suo stesso differire. E quando differisce dal suo differire l’essere non è più altro dall’ente. Diremo che è l’atto in cui l’ente accade nella scena della manifestatività.

Il questo limite estremo, all’ultimo limite di quella barra differenziale tra essere ed ente, laddove una differenza non può che differire dal differire stesso, l’ente è riconsegnato all’essere e l’essere all’ente. La filosofia si ritrova a risalire al di là del suo inizio almeno in quell’inizio in cui la sua istanza è sempre compromessa con una cattiva metafisica. Nel prima di questo inizio c’è la radicalità di un poi in cui la filosofia può affermare una singolare potenza del pensiero.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

X